«Gli eventi di massa coi dj? Vanno bene in Austria» 

Il direttore artistico e gli organizzatori. Brunello si chiama fuori: «Noi siamo un’altra cosa» Il presidente dei rifugisti trentini, Ezio Alimonta: «In eventi così il carico è ancora sostenibile»



Trento. Un ritorno alle origini, nel pieno rispetto della natura e per un pubblico che apprezza la buona musica, questa la filosofia della XXV edizione dei Suoni delle Dolomiti che punta sulla qualità e il salire a piedi per godere di un momento condiviso mentre rifugge l’evento pop da bagni di folla. Niente eventi popular quindi né massa. «Sono pienamente d’accordo con tutta una serie di osservazioni sollevate dal dibattito- dice Mario Brunello, direttore artistico dei Suoni delle Dolomiti - sull’incongruenza fra natura e folla. I Suoni delle Dolomiti tornano alle origini con la volontà di dare al suo pubblico eventi di cultura in cui non mancano giovani star o i nomi internazionali del panorama colto, musica classica, world music e per quanto riguarda la Campiglio Special Week quel binomio fra musica brasiliana e jazz con Stefano Bollani ospite d’onore. Sono perfettamente d’accordo con la critica agli eventi di massa che non sono adatti alla montagna».

Durante la presentazione ufficiale dei Suoni delle Dolomiti che ieri ha “abitato” il Castello del Buonconsiglio di Trento con una folta presenza di istituzioni, sostenitori e partner a cui è stato concesso un assaggio del “Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, non sono mancati i numeri. Quelli di oltre 700 concerti con un milione circa di persone coinvolte bilancio di questi 25 anni. «I Suoni delle Dolomiti - dice Maurizio Rossini, amministratore unico di Trentino Marketing - sono uno degli appuntamenti più ricercati dal pubblico, soprattutto italiano. Invece è un veicolo promozionale per il Nord Europa che aiuta a far conoscere le nostre montagne e il turismo estivo. Per quanto concerne la filosofia dei Suoni delle Dolomiti non è da evento di massa, dal momento che ha mantenuto l’impegno al rispetto della natura, alla mancanza di amplificazione e al raggiungimento del luogo del concerto a piedi, condizione richiesta anche agli artisti. Luoghi scelti per la bellezza, che vanno protetti, e spesso non mete molto frequentate o conosciute. Ben altra situazione quella di eventi come quelli proposti in luoghi già fortemente frequentati, che propone la musica elettronica in quota per esempio. Ma stiamo parlando di luoghi che di per se sono già di massa e che rimangono contenuti, non certo come succede in Austria, e di rimando in Alto Adige, dove spopola la moda di eventi di questo genere». Un pubblico consapevole quindi, ma che spesso è attratto dall’evento più che dalla montagna come sottolinea Ezio Alimonta, Presidente Associazione Rifugi Trentini: «I Suoni richiamano persone che altrimenti non vanno in montagna, a volte qualcuno torna, ma la maggior parte viene per l’evento. Tutto sta nell’organizzazione della giornata da parte del Rifugio. Importante è che gli eventi ruotino su tutti i rifugi del territorio, per una giornata il carico è sostenibile e non eccessivo». Tra le altri argomenti, a dimostrazione di quanto la mancanza di informazione o la cattiva, pessima informazione, facciano strada, ha fatto capolino anche il tema della sicurezza degli eventi in calendario in relazione alla presenza dei grandi predatori. Una preoccupazione assurda, che non ha alcun motivo di esistere. Se proprio proprio, ci sarebbe se mai da chiedere agli orsi cosa ne pensano di una palese invasione di campo a malga Flavona, ma tant’è. Anche i plantigradi per una sera se ne faranno una ragione. Con buona pace di tutti.K.C.













Scuola & Ricerca

In primo piano