Il Comune non ha soldi da investire per “Evita” 

Borgo, lanciata su Facebook la proposta di far acquistare la storica fontana al municipio. Dalledonne: «Impossibile anche solo restaurarla, servono sponsor»


di Marika Caumo


BORGO. Che bello se la fontana di Evita tornasse al suo posto, sulla rotatoria all'ingresso ovest del paese oppure in piazza. La grande opera del cavaliere Egidio Casagrande torna, puntuale, a far parlare di sé. Negli anni scorsi tramite una raccolta firme, ora i tempi sono cambiati e se ne discute sui social.

Proprio in questi giorni, infatti, un utente ha postato sul gruppo Facebook "Sei di Borgo Valsugana se..." la foto della fontana, quella statua di 12 metri d’altezza per 9 di circonferenza che per mezzo secolo, fino alla sua rimozione nel 2002, ha accolto residenti e visitatori al loro ingresso a Borgo diventandone il simbolo. Foto che ha sollevato un'ondata di ricordi e malinconia, insieme alla rabbia nel pensare che ora quella fontana, smontata nei vari pezzi, si trova nel giardino del figlio Ezio in attesa di trovare una adeguata sistemazione. Da qui alle proposte il passo è breve, così come è breve tirare in ballo il Comune: «Perché non l'acquista?» la domanda di chi ha commentato il post.

«Se mi chiedi se la compriamo ti dico no, non lo faremo. Non abbiamo i soldi, e questa non è una priorità. Piange il cuore, è un simbolo di Borgo ma purtroppo al momento è così», ci risponde Fabio Dalledonne, sindaco di Borgo, a cui abbiamo girato il quesito.

La famiglia Casagrande è disponibile a cedere l'opera al Comune e quindi alla comunità di Borgo ma i costi per il restauro delle varie parti che la compongono sono comunque alti. «Si parla di qualche centinaia di migliaia di euro, che al momento non possiamo permetterci. Ripeto dispiace da morire, vederla a pezzi in un prato fa tristezza ma non abbiamo risorse da assegnare - precisa Dalledonne -. Ora l'amministrazione pubblica va avanti a priorità, cose concrete come gli asfalti, basta vedere anche le ultime interrogazioni, sono su strade e buche. Inutile mettere il suo acquisto e ristrutturazione nel bilancio pluriennale, significa imbrogliare la gente».

Non servirà dunque una nuova petizione, come quella che nel dicembre 2007 promossero alcuni cittadini per salvare la vecchia fontana: allora vennero raccolte 513 firme per rimetterla al suo posto. Potrebbe nascere una raccolta fondi tra i cittadini però. «Ben venga, ma tirare su tutti quei soldi la vedo dura», spiega il sindaco. Forse con il sostengo di qualche imprenditore, qualche sponsor.

Nel 2010 all'interno di un'iniziativa dell'associazione artigiani della Bassa Valsugana la ballerina, che fino al 2002 campeggiava sull'enorme fontana di rame, fu portata in piazza per alcuni giorni. In quell'occasione insieme al Comune fu posizionato un libro-firme, un modo per tastare il polso, l'interesse della gente. «Alla fine raccogliemmo qualche decina di firme, non avemmo un riscontro concreto da parte delle persone e la cosa si arenò», continua Dalledonne. Il momento economico successivo, con i tagli ai finanziamenti pubblici ed i bilanci sempre più risicati, ha fatto il resto.

Nel 2012, in memoria dei 50 anni dalla scomparsa del cavaliere Egidio Casagrande (nel 2008 il Comune ha intitolato il ponte in via Roma), il figlio Ezio posizionò la ballerina in via Roma, proprio dove un tempo sorgeva la fabbrica del padre. Aperta alla fine degli anni ’30, la sua officina (che fu chiusa nel 1986) dava lavoro a 115 persone: lì dentro nacquero opere uniche, tra cui la fontana di Evita, come era chiamata a Borgo. Di cosa ne sarà di quell’opera conosciuta in tutto il mondo che ha girato attraverso foto e cartoline, e che da quindici anni si trova nel giardino del figlio, al momento non c'è risposta.













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