Villa Pellegrini Malfatti gioiello del ’900 nell’oblio 

Il palazzo Belle Epoque di Avio. Requisito nel 1915, venne adibito a caserma e fu anche tribunale militare. Da anni il Comune chiede alla Provincia di metterlo sotto tutela delle Belle arti 


Flavio Rudari


Avio. per la valorizzazione dei beni storico- architettonici l’amministrazione comunale si avvale anche di pannelli espositivi che vengono collocati in prossimità di manufatti e strutture che hanno segnato la storia, e non solo locale. uno di questi è stato posizionato in prossimità della villa pellegrini malfatti che come molti altri palazzi signorili di avio, sull’onda di un rinnovato benessere economico e delle suggestioni culturali della belle epoque, fu interessata da un complesso intervento di decori e pitture murali all’inizio del secolo scorso.

La storia.

A seguito dell’avanzata italiana del maggio 1915 però l’edificio venne requisito per farne la sede dei comandi della 26° Divisione ( in precedenza il salone dall’ottobre 1916 venne adibito a tribunale di guerra) i quali, sul termine del conflitto, ebbero il compito di coordinare i contatti tra i vertici militari e la delegazione dei plenipotenziari austriaci incaricati di preparare le condizioni per una rapida resa. E dopo alcune frenetiche giornate di consultazioni con collegamenti via telegrafo con le principali capitali europee gli alti ufficiali , ospitati in villa, proseguirono verso Padova dove poi venne sottoscritto l’armistizio tra l’Italia e l’Impero austro-ungarico. L’importantissimo evento è impresso su una lapide collocata sulla facciata della villa nel 1928. Da allora l’oblio ed anche la copiosa documentazione raccolta dal conte Carlo Pellegrini-Malfatti per il proprio museo fondato nella sua villa di Avio in ricordo dell’armistizio del novembre 1918, ha dovuto trovare altra collocazione con la donazione al Museo della Guerra di Rovereto. Rimane pur sempre però un edificio (seppur piuttosto fatiscente) di estrema importanza storica che paradossalmente non gode di nessuna tutela come, tanto per fare un esempio, è stato fatto per la guardiola dei cantonieri lungo la linea ferroviaria della Valsugana.

Gli appelli alla Provincia.

Gli appelli negli uffici della Sovrintendenza dei Beni architettonici della Provincia affinché si adoperino per mettere sotto tutela questo storico edificio non sono mancati (ma caduti nel vuoto fino ad ora) e la villa ne rimane ancora sprovvista così se la proprietà ritenesse di abbatterla lo potrebbe tranquillamente fare cancellando per sempre un pezzo importantissimo di storia. E pensare che monsignor Rossaro, ideatore della campana Maria Dolens nel 1938 aveva anche preparato questa iscrizione da incidere su una targa per sottolineare l’importanza di Villa Pellegrini-Malfatti “Piccolo recesso di sogni, ma fiero gigante nella storia o Villa Pellegrini Malfatti, il 29 ottobre apparisti, quando fra queste valli l’eco d’insolita tromba, l’agonia di un millenne impero segnava e la bandiera bianca tregua implorava alle opposte armi e in te ospiti vincitori e vinti iniziavano l’armistizio che decretava fine all’immane guerra delle Nazioni”.















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