Patrimonio Unesco: la sfida è tra il Baldo e il Prosecco 

Il nodo sono i Comuni veneti. La candidatura va sostenuta da tutti i territori interessati e ogni regione non può sostenerne più di una all’anno. Da domani se ne parla a Brentonico


Jacopo Strapparava


Brentonico. «In tempi antichissimi, quando i monti eran tutti coperti di selve ombrose fruscianti al vento, di ruscelli mormoranti tra le rocce; quando i fauni correvano a rompicollo dietro le ninfe leggiere le quali non di rado preferivano i pastori», c’era una ninfa, la fata Baldina, tessitrice di lana sul Baldo, che voleva suicidarsi perché soffriva d’amore. Ma, raccontano, le folte erbe la salvarono, attutendo la sua caduta e lei volle ringraziarle donando innumerevoli pezzetti della sua veste coloratissima. I fiori del mondo, si dice, sono nati così: alle pendici del Baldo.

Oggi, sul monte, ninfe e fauni non ci sono più (o forse sono solo più difficili da vedere). Ma i montebaldesi sono fieri della loro storia - «i miti precedono le civiltà» dice Quinto Canali, l’assessore alla cultura del Comune di Brentonico che ha fatto ripubblicare la storia, tratta dalle Leggende di Martino Zeni, le cui prime parole danno il la a questo articolo. Sono fieri, si diceva, e infatti ora il Baldo tutto lotta per essere candidato all’Unesco. Come patrimonio dell’umanità.

La candidatura, ufficialmente, non è ancora partita. Il Baldo non è tutto trentino, ma sta a cavallo tra le province di Trento e Verona – 5 Comuni di qua, 10 di là. E, visto che il progetto deve essere presentato dagli enti intermedi, bisogna coinvolgere anche il Veneto. Il quale, al momento punta tutto sulle colline del Prosecco, per il 2020 pensa alla cappella degli Scrovegni di Padova, e non è formalmente possibile (oltre ad essere strategicamente poco sensato) puntare su più di una località per volta. Ma i promotori non demordono: la risposta sul Prosecco dovrebbe arrivare nel giro di un mese, Fugatti e l’assessore all’ambiente Tonina hanno già scritto una lettera a Zaia e – si viene a sapere – una delibera della giunta regionale a Venezia non ha trovato nessuno contrario.

Ora, poiché l’Unesco vuole una specificità unica al mondo, il Baldo non punterà sul suo clima particolare – si va dai 65 metri di altitudine sul lago fino ai 2200 dell’Altissimo - sugli effetti benefici (scientificamente dimostrati) dei suoi formaggi o sulle sue 2800 specie di farfalle. Ma sul fatto che, ininterrottamente dal 1470 a oggi, la sua flora è stata studiata dai biologi di tutto il mondo (nel 1400 erano speziali più che scienziati, ma ci siamo capiti).

Il riconoscimento, se ottenuto, non comporterebbe ricadute economiche dirette. Ma è ovvio: non è niente male, come biglietto da visita (il 26 giugno sono dieci anni dacché l’hanno vinto le Dolomiti e i promotori sperano di replicarne i benefici tra il Benaco e la Vallagarina).

Per presentare il progetto, si terrà un convegno a Brentonico da venerdì a lunedì prossimi. A parlarne, ieri, nel palazzo della Regione a Trento, c’erano l’assessore provinciale Mario Tonina, il sindaco Christian Perenzoni e il dirigente della provincia Fabio Scalet. Tra gli ospiti, oltre a loro stessi, ci saranno l’assessore Mirko Bisesti, il bibliotecario della Sat Riccardo Decarli, esperti del Muse, della fondazione Mach e del Civico di Rovereto. E chissà, ai più fortunati, se aguzzeranno bene lo sguardo, potrà capitare di scorgere, nascosta sotto la coltre della modernità, anche una bellissima fata.













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