L’omaggio di Lavarone al pittore Serge Micheloni 

Lavarone. E' un bel regalo reciproco che si sono fatti il Comune di Lavarone e il suo affezionato artista Serge Micheloni. La sala mostre, all'ultimo piano del Municipio, è gremita nonostante il...



Lavarone. E' un bel regalo reciproco che si sono fatti il Comune di Lavarone e il suo affezionato artista Serge Micheloni. La sala mostre, all'ultimo piano del Municipio, è gremita nonostante il caldo soffocante. Lavaronesi e ospiti hanno voluto omaggiare l'artista francese assiduo frequentatore dell'altopiano con salde radici nella frazione di Rocchetti, infatti il padre era di Vattaro e la madre proprio di quella minuscola frazione. Micheloni, con i suoi novant'anni suonati, siede fra la moglie austriaca e la nipote, parla pochissimo e con voce flebile: "son francesce e per metà lavaronese, me mama la era de qua". Insiste la curatrice Valentina Raimondo, ma da lui una sola risposta: "lasciamo parlare i quadri". In ogni caso segue tutto con occhi vivacissimi. Per curarne il catalogo e la mostra, Raimondo si è sciroppata chilometri fra l'Italia e Parigi, per cogliere anche gli angoli più nascosti della personalità dell'autore e quindi organizzare le settanta opere da esporre a Lavarone. Paesaggi e nature morte. La proposta è di Morena Bertoldi, la bibliotecaria, accolta con entusiasmo fin da subito dall'assessore alla cultura Adriana Fellin, che non ha potuto essere presente. Il coordinamento scientifico è stato affidato a Giovanni Carlo Federico Villa che traccia le radici artistiche del pittore, certamente derivanti dall'impressionismo, con forti influenze dei pittori veneti. Il sindaco Corradi ringrazia per aver fissato su tela il paesaggio come era e come è in un confronto che permette di leggere la storia urbanistica ed economica dell'altopiano. La curatrice Raimondo, emozionata, coglie un aspetto importante nella pittura dell'artista: si muove su due piani, quello influenzato dalla professione di Micheloni, architetto, che gli permette di operare in prospettiva occupando gli spazi con volumi dislocati scientificamente e quello emozionale derivante dal mondo contadino dell'altopiano. Un perfetto equilibrio fra l'architetto e il pittore. I quadri visitano quasi tutto l'altopiano, partendo sempre da Rocchetti, ma si spingono anche oltre la valle dell'Astico e raggiungono i Fiorentini e il Toraro. Il pregiato percorso didattico, curato da Daria Tanzig, dopo i paesaggi, porta alle nature morte. Non sarebbe male, come suggerisce sommessamente Alessandro Marchesi, presidente dell’APT Cimbra, realizzare una piccola mostra stabile proprio nella casa materna di Rocchetti, visitabile almeno nella stagioni più frequentate. Settanta sono le opere esposte, scelte fra la enorme produzione di mille quadri. F.M.













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