L’INTERVISTA

Vaccino obbligatorio per i sanitari, lo psicologo trentino Michele Facci: “Misura giusta, chi si rifiuta manda un messaggio pericoloso”

“Nessuno è obbligato a fare il medico o l’infermiere. Fintanto che non saranno vaccinate, queste persone dovranno trovare un’altra collocazione”


di Fabio Peterlongo


TRENTO. All’indomani dell’annuncio del premier Mario Draghi di voler introdurre l’obbligo vaccinale per il personale sanitario che lavora a contatto con i pazienti, i professionisti della sanità si interrogano su una misura resa necessaria dal permanere di una quota minoritaria ma non irrilevante di operatori sanitari che continuano ad opporsi all’inoculo del siero anti-covid. Abbiamo sentito lo psicologo e psicoterapeuta Michele Facci, perito e consulente tecnico del Tribunale di Trento, il quale si pronuncia in favore dell’obbligatorietà vaccinale: «Non mi scandalizza, anzi, molti lavori prevedono degli obblighi vaccinali e la stessa Costituzione indica la possibilità di introdurre dei trattamenti sanitari obbligatori in presenza di una specifica norma di legge».

Dottor Facci, com’è possibile che alcuni sanitari arrivino a rifiutare di vaccinarsi, nonostante abbiano visto con i loro occhi le conseguenze letali del covid?
Gli operatori sanitari sono persone. Come tutti, sono suscettibili alle informazioni che arrivano attraverso i media e i social. In più, i sanitari sono stati lasciati per mesi in balia di linee-guida contraddittorie, incensati come eroi, per essere abbandonati senza direttive chiare. La loro diffidenza verso il “sistema” può essere nata in questo modo.

Nei tre giorni di sospensione del vaccino AstraZeneca si è verificato un disastro comunicativo. È passato il messaggio di un vaccino “pericoloso”, cosa smentita dagli approfondimenti di Ema. Era inevitabile?
Al contrario, è stata la dimostrazione che le autorità di garanzia e controllo funzionano ed arrivano a sospendere la somministrazione di un vaccino anche di fronte a dubbi remotissimi. Avrebbe potuto essere un’occasione preziosa per rassicurare la popolazione. Ma questa è la prima pandemia mediatica. Oggi i presunti casi di “reazione avversa” al vaccino passano prima per i social-media e solo poi più lentamente attraverso l’analisi scientifica. La disinformazione è molto più veloce della scienza.

Molti guardano ai sanitari per capire “che fare”. Si dicono: “Se persino un medico è scettico, c’è qualcosa che non quadra”. Che messaggio arriva ai cittadini?
I cittadini guardano a noi come a un modello da imitare ed i sanitari che rifiutano il vaccino mandano un messaggio pericoloso, alimentando lo scetticismo con atteggiamenti antiscientifici. Inoltre, i sanitari che rifiutano i vaccini continuano a somministrare negli altri i farmaci che vengono autorizzati dalle stesse Ema e Aifa che loro “contestano”. È un controsenso.

Si sono verificati contagi da parte di sanitari “no vax” ai danni di pazienti ed anziani in casa di riposo. È legittimo giustificarsi appellandosi alla libertà di scelta terapeutica sancita dalla Costituzione?
La Costituzione prevede espressamente che la libertà di scelta terapeutica possa essere subordinata ad una legge ordinaria. Inoltre, se si parla di libertà, esiste anche la libertà di scegliere un lavoro in base alle sue caratteristiche e ai suoi requisiti. Nessuno è obbligato a fare il medico o l’infermiere. Accettando questi lavori, se ne accettano anche le condizioni e le responsabilità. Fintanto che non saranno vaccinate, queste persone dovranno trovare un’altra collocazione, lontana dai pazienti. Certo, non si vorrebbe arrivare a quel punto, visto che lo sforzo sanitario richiede il contributo di tutti.

Anche perché molti stanno rinunciando a curarsi per timore di essere contagiati. Le risulta?
Confermo, è una situazione terribile. D’altronde quando una persona sente dire che troppi sanitari decidono di non vaccinarsi, la paura è comprensibile, nessuno vuole entrare in ospedale per uscire malato.

Quali sono gli strumenti a disposizione del cittadino che entra in corsia? Può chiedere ai sanitari che lo accolgono se sono vaccinati?
Il paziente può certamente chiedere e comportarsi di conseguenza, ma il sanitario può non rispondere appellandosi alla “privacy”. Ma anche su questo ci sono “lavori in corso”: il Garante della privacy sta valutando proprio questi aspetti…













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