Zanotelli: «Acqua, la mobilitazione continua»

Padre Alex non teme le mosse del governo: «Sono fiducioso, si voterà»


Sandra Mattei


TRENTO. Non solo il nucleare. Ora il governo mette a rischio anche il referendum sull'acqua, con il ministro Romani che ipotizza una modifica della legge. Contro la privatizzazione dell'acqua c'è stata una grande mobilatizione popolare con un milione e mezzo di firme per l'abolizione di due articoli della legge Ronchi. Padre Alex Zanotelli, che sarà a Trento il 28 aprile, è ottimista. L'abbiamo raggiunto al telefono a Napoli, dove ieri era alle prese con i riti del venerdì santo. Padre Alex, c'è il rischio che il governo con l'annunciata modifica della legge Ronchi, faccia saltare il referendum sull'acqua? L'acqua è il nuovo petrolio e scatena enormi interessi. Non a caso è definita l'oro blu, sulla quale si concentrano le mire dei privati. E' chiaro che questa mossa dimostra che i potentati economico-finanziari sono impauriti di fronte alla grande mobilitazione per difendere un bene comune. Siete preoccupati da quest'ultima mossa del governo, dopo quella sul nucleare? Io sono fiducioso. Del resto i sondaggi prevedono un'alta percentuale di votanti e la paura principale del governo è quella che i referendum sul nucleare e sull'acqua facciano da traino a quello sul legittimo impedimento. L'ultima parola spetterà in ogni caso alla Corte di Cassazione e dubito che, se la sentenza dovesse arrivare tra un mese, si abbia il tempo di bloccare tutto. Anche una sentenza della Corte costituzionale afferma che il Parlamento, modificando le norme sottoposte a referendum, non può «frustrare gli intendimenti dei promotori». Certo. E questo ci conforta, come è stato positivo che la Corte costituzionale abbia ammesso due quesiti su tre del referendum (abrogazione dell'articolo che prevede l'affidamento della gestione dell'acqua ai privati e del comma che dispone che la tariffa sia adeguata alla remunerazione del capitale, ndr.), nonostante le sue posizioni liberali. Come vi muoverete adesso? Non bisogna abbassare la guardia, perché sull'acqua si gioca una partita decisiva. E' stato il referendum che ha raccolto il numero più alto di firme e questo dimostra che la gente è molto sensibile, non vuole che si privi la comunità di un bene che è di tutti. La mobilitazione deve continuare, perché se perdiamo questa partita, è finita. Quali le prossime scadenze? Abbiamo in programma una serie di incontri pubblici. L'importante è far capire alla gente perché è importante non cedere su questo fronte: non lasciare che i privati mettano le mani e facciano profitti sull'acqua. Si parla di un valore di 65 miliardi, che porterà ad aumenti delle bollette: per questo bisogna convincere la gente ad andare a votare. E visto che televisioni e giornali ne parlano poco, dobbiamo continuare la mobilitazione al basso. In Trentino anche il vescovo Bressan ha preso posizione per l'acqua come bene comune. Secondo lei la Chiesa sta facendo abbastanza? Mi fa piacere che anche Bressan abbia manifestato il suo appoggio alla battaglia sull'acqua. La Chiesa sostiene già questo principio: lo ha espresso il Papa nell'enciclica "Caritas in veritate" e lo afferma anche il Compendio della dottrina sociale della Chiesa. So che anche 15 vescovi del Nord Italia hanno firmato un appello pro-referendum. L'unica che non ha preso posizione finora è la Cei, e questo mi dispiace.

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