Vuole la mamma in dono

Una bimba scrive al giudice chiedendo di stare con lei di più



TRENTO. “Caro signor Giudice, vorrei chiederle se per Santa Lucia o per Natale, al posto dei regali, ci potrebbe portare un aumento delle ore con la mamma e di poter stare metà tempo con la mamma e metà con il papà. Ci piacerebbe avere dei giorni normali come tutti senza dover stare sempre negli orari”. Inizia così la lettera che una bambina ha rivolto al giudice per chiedere di essere ascoltata dal magistrato. La storia di Maria (il nome è di fantasia), 12 anni e della sorella più piccola inizia 3 anni fa quando il giudice della separazione affida ad una psichiatra il compito di valutare le capacità genitoriali della loro madre. Secondo i consulenti Maria e sua sorella devono incontrare la loro madre sei ore alla settimana in presenza di un educatore, in quanto la madre non è ritenuta affidabile, è priva delle capacità genitoriali e addirittura “pericolosa” per le sue stesse figlie.

Varie sono state le richieste al Giudice di “normalizzare” gli incontri tra madre e figlia ma tutto è rimasto senza riscontro in nome di una presunta patologia della madre e di quanto volta in volta il servizio sociale referente relazionava.

Maria e la sorella più piccola manifestavano da anni il desiderio di una vera bigenitorialità e di avere dei rapporti familiari normali come tutti i loro amici. Ma solo recentemente Maria aveva maturato la decisione di esigere i propri diritti grazie alle informazioni ricevute sul caso di Cittadella nel corso della trasmissione Pomeriggio Cinque condotta da Barbara D’Urso.

Maria ha quindi iniziato ad informarsi consultando le leggi in materia di affidamento, e ha scoperto che secondo la convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, un minore ha il diritto di essere ascoltato. Ha quindi manifestato la sua intenzione allo psicologo che le ha promesso che avrebbe sentito il giudice, e in seguito ha persino scritto una lettera al giudice manifestandogli questo suo desiderio.

Ma in una giustizia minorile non a misura di bambino, né il giudice né l’assistente sociale hanno chiamato le bambine per ascoltarle. A questo punto Maria ha deciso di prendere in mano la situazione e di “imporre” la sua decisione. Alla fine l’educatrice, di fronte alla maturità e alla determinazione dimostrate da Maria, ha accettato di lasciarla dalla mamma sebbene il decreto (di almeno 2 anni fa) le avrebbe imposto di comportarsi diversamente.

L’avvocato della madre Francesco Miraglia del Foro di Modena auspica che il giudice e i servizi sociali prendano atto della reale volontà del minore e adeguino velocemente le loro decisioni.













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