Vitalizi d’oro, primo sì: tagli dal 6 al 40%

Via libera ai due disegni di legge: con la maggioranza anche Pt e Freiheitlichen. Ma il Pd insiste sulla pensione a 66 anni


di Chiara Bert


TRENTO. Ci sono sette firme in calce ai due disegni di legge di riforma dei vitalizi, il primo che taglierà le maxi-liquidazioni ai consiglieri oggetto dello scandalo, il secondo che ridisegnerà il regime pensionistico per i nuovi: sono quelle dei capigruppo regionali di maggioranza Alessio Manica (Pd), Dieter Steger (Svp), Gianpiero Passamani (Upt), Chiara Avanzo (ha firmato per il Patt), Giuseppe Detomas (Ual), alle quali si sono aggiunte quelle di Silvano Grisenti per Progetto Trentino e Walter Blaas per i Freiheitlichen. Si sono chiamati fuori i Verdi («Non ci riconosciamo»), Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Civica (ieri assenti al vertice dei capigruppo con l’ufficio di presidenza), Forza Italia (Bezzi se n’è andato), si sono detti contrari Alessandro Urzì (Alto Adige ne cuore) e la Süd-Tiroler Freiheit. Dopo mesi di discussione, c’è un primo via libera che fa partire l’iter della riforma, con un consenso all’impianto che va oltre la maggioranza: il 6 giugno comincia la discussione in commissione, il 1° luglio i due testi andranno in aula.

Attesi 45 milioni. La stima di quello che, dai tagli alle attualizzazioni dei vitalizi, dovrebbe tornare nelle casse della Regione, è di 45 milioni di euro sui 90 milioni lordi erogati: 25,6 saranno recuperati dalle restituzioni (totali) dei consiglieri che non hanno ancora maturato il diritto al vitalizio; 17,9 milioni sono i tagli alle somme attualizzate nel 2012 agli ex consiglieri (il 2,8% meno della previsione iniziale con l’applicazione dei tassi per il periodo a cavallo tra 2012 e 2013; 1,6 milioni arriveranno dalla decurtazione del 20% dell’importo del vitalizio, infine 500 mila euro dalla resa sui contributi che dovranno restituire i consiglieri della scorsa legislatura e altri 50 mila euro dalla riduzione dell’indennità di presidente e ufficio di presidenza del consiglio regionale.

Tagli dal 6 al 40%. Ogni consigliere avrà una decurtazione diversa, sulla base dell’età e del numero di legislature fatte. Si va da un taglio minimo del 6,34% per i più anziani over 80, per i quali la scure sarà leggerissima (è il caso di Piergiorgio Plotegher, che su 227 mila euro dovrà restituirne poco più di 14 mila), a un massimo del 40,46% per gli under 60 (uno come Roberto Pinter su 837 mila euro ne dovrà ridare indietro 338 mila). Entrambi continueranno ad aver un vitalizio, che sarà però decurtato del 20%, e che non potrà superare i 2400 euro netti. Nel caso di Durnwalder il taglio si aggirerà sul 28-29%, dunque circa 258 mila euro su 920 mila euro ottenuti. Chi deciderà invece di revocare l’attualizzazione, percepirà il vitalizio pre-2012 ridotto del 20%, massimo 5 mila euro al mese.

Età pensionabile. Resta confermata l’età pensionabile a 66 anni, ma con la possibilità di anticipare fino a 60 anni con una decurtazione del 2% all’anno. Un punto su cui il Pd non intende abdicare: «Per noi i 66 anni rappresentano un principio di equità con tutti gli altri lavoratori», spiega Manica. Che insiste anche sulla previsione di un fondo dedicato al sociale e aperto a futuri versamenti. Tutte questioni che saranno oggetto di emendamenti.













Scuola & Ricerca

In primo piano