Violenza e minacce: accoglienza revocata per dieci migranti 

La misura riguarda persone ospitate in alloggi di privati Lo annuncia l'assessore Zeni: «Hanno commesso illeciti»



TRENTO. In Trentino, una decina di stranieri alloggiati in appartamenti messi a disposizione dai privati sono in attesa del provvedimento di revoca dell'accoglienza da parte del Commissario del Governo o di notifica da parte della Questura.

Lo rende noto l'assessore provinciale Luca Zeni, rispondendo ad un'interrogazione del consigliere della Lega Maurizio Fugatti.

«I casi -precisa l’assessore Zeni- sono relativi alla violazione della Disciplina dell'accoglienza “per comportamenti minacciosi o violenti o per la sommatoria di comportamenti non conformi”. L'assessore Zeni aggiunge che tre persone ospitate in un appartamento a Santa Croce di Bleggio Superiore sono state colpite da provvedimento disciplinare "sul quale il Commissariato del governo ha adottato un decreto di revoca dell'accoglienza”.

La notizia ha destato una certa attenzione. Non si parli però di una ribalta meritata sulla scorta dei numeri e del provvedimento adottato. Su questo l’assessore è piuttosto categorico.

«Stiamo parlando di 10 revoche di accoglienza su un totale di oltre 2.800 profughi ospitati in Trentino in due anni e mezzo. Su questo totale, dunque, sono 10 le persone che hanno commesso illeciti o hanno tenuto comportamenti non conformi alla legge». La Lega, che ha particolarmente a cuore la materia e che per questo ha presentato l’interrogazione, pone però all’attenzione proprio questo numero, 10 persone, 10 espulsi.

«Dipende da come si vuole leggere il provvedimento -precisa Zeni- Si potrebbe anche dire che 2.790 profughi, invece, non sono stati raggiunti da alcun provvedimento. Ho fornito il dato richiesto». Un dato fornito sulla scorta del punto fatto sul fronte della sicurezza: persone che non hanno rispettato la Disciplina dell’accoglienza e che, per tanto, ne rispondono: revoca. Questo è stato chiesto al Commissario del Governo e questo è stato ottenuto.

Sul fronte dell’accoglienza, intanto, il Trentino si muove su due fronti, quello dei numeri imposti a livello nazionale e quello dei corridoi umanitari. Nel primo caso, in provincia, resta scoperto il nodo di una misura che deve fare i conti con lunghi tempi d’attesa e con degli spazi che si sono rivelati da tempo insufficienti. Si ricorderà l’ultimo appello, in ordine di tempo, da parte del vescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi che, in una visita a sorpresa al campo profughi di Marco, a Rovereto, aveva sollecitato una soluzione del problema, mettendo a disposizione anche degli alloggi grazie alla disponibilità delle diocesi.

Poi ci sono i corridoi umanitari, grazie ai quali Trento oggi accoglie 45 profughi siriani.













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