Vigili armati, roveretani divisi

I favorevoli: ci danno sicurezza. I contrari: le pistole non servono


Paolo Trentini


ROVERETO. I roveretani si dividono sui vigili locali armati di pistola. Da ieri le forze dell'ordine roveretane pattuglieranno la città con tanto di pistola nel cinturone. Non tutti i cittadini, però, vedono di buon occhio questa nuova disposizione di sicurezza. Se c'è chi pensa sia una buona idea, alcuni si interrogano sull'effettiva validità come deterrente, altri non percepiscono un senso di insicurezza tale da dover giustificare un'arma da fuoco.
Se la disposizione avrà effetti benefici lo si saprà soltanto nel lungo periodo, per ora i vigili "pistoleri" non convincono tutti, come Mimmo Caravia: «Non penso sia una buona idea - afferma -. Chi commette piccoli reati non pensa alle conseguenze, mentre chi commette reati più gravi non si fa intimidire da una pistola. I vigili dovrebbero collaborare di più con i cittadini, mi vengono in mente i "bobby" londinesi che non sono armati. Rovereto è una piccola città, nei quartieri ci si conosce, come si conoscono le realtà e le persone a rischio, senza bisogno di una pistola. In questo modo si rischia solo di portare all'esasperazione la gente senza risolvere i problemi».
Sulla stessa linea d'onda anche Giulia, residente vicino alla casa d'accoglienza: «Un provvedimento un tantino esagerato che crea un'ansia preventiva anche nella gente normale e questo non fa bene. Io sono tranquillissiam, non sono angosciata dalla paura della violenza o di delinquenza. A mio parere si dovrebbe invesitre di più sull'educazione, capire perché queste persone arrivino a dei gesti violenti e comprendere i loro bisogni. In questo modo si aiuterebbero sia loro sia i cittadini».
Non la pensa così Nancy, insegnante alle scuole elementari: «Per quanto mi rigurada condivido in pieno la scelta. Ho una bambina di sette anni e ho paura ad uscire di casa a qualsiasi ora. Se la pistola può essere d'aiuto per tenere a bada malintenzionati ed evitare aggressioni sono d'accordo al cento per cento». La stessa cosa vale per Luigi: «Penso che sia una cosa buona. Ormai in giro se ne vedono di tutti i colori e ben vengano i vigili muniti di pistola».
«Non mi piace questa escalation della violenza - tuona Giancarlo Manfrini - le pistole possono uccidere e c'è il pericolo che ci scappi anche il morto. Si parla tanto di città della pace ma in questo modo diventa la città della guerra. Non penso che il livello di criminalità a rovereto sia diventato tale da richiedere l'intervento armato delle forze dell'ordine. Penso sia una cosa raccapricciante, non è con una pistola che si risolvono i problemi».
La pensa allo stesso modo Mauro Pederzolli: «Una misura eccessiva. A Rovereto la qualità della vita e della sicruezza è su standard elevati e non ne avverto assolutamente il bisogno. Non sono convinto che con i vigili armati criminalità e microcriminalità diminuiranno».
Più possibilista Paolo Miorelli: «Una soluzione che ci può stare, se usata con buonsenso e se può servire per ribadire l'autorità delle forze pubbbliche. Le forze dell'ordine dovrebbero però far rispettare la loro figura e la loro autorità a prescindere dallo spauracchio di un manganello o di una pistola».
«Non capisco - si chiede Tiziano - il perché di una città armata. La soluzione migliore sarebbe un controllo più capillare negli angoli della città, magari assieme a carabinieri e polizia. Ogni giorno percorro numerose strade di Rovereto e non ho notato scene di delinquenza. In centro c'è più presenza di immigrati e forse questo incute timore a qualcuno».

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