Via Travai, i commercianti hanno paura

Troppi i furti e gli scassi: «Ormai la considerano una strada di serie C. Il Comune non ha neanche messo le luminarie»


di Daniele Peretti


TRENTO. Via Travai: dove i commercianti hanno paura. Dove il Comune non li ha nemmeno interpellati per la messa in opera delle luminarie: semplicemente non le ha installate. Dove il marciapiedi è stato costruito dal lato sbagliato, cioè quello opposto ai negozi ai quali non può passare davanti nessuno. Dove la media dei furti è uno per negozio. Dove si teme che la situazione con la pedonalizzazione, potrà solo peggiorare.

Dino Moser è il titolare del Parallelo del Gusto ed in 48 ore ha subito due tentativi di furto: «Siamo una via di passaggio per i turisti che vogliono arrivare in piazza Fiera o piazza Duomo. Ma ci hanno dimenticato fino a farci diventare una zona da riqualificare. Qui passa la droga, ci sono risse e c'è una pessima frequentazione. Purtroppo della filosofia di Don Dante non è rimasto più nulla. Allora dava ospitalità ai senza tetto ed ai barboni; oggi non c'è più selezione e c'è di tutto. In più la presenza abitudinaria di tanti extracomunitari porta a non farci più caso e così arrivano quelli che sfruttano la situazione, perché sanno che non danno nell'occhio.»

Al panificio Janes, Sandra racconta di una rissa successa la settimana scorsa, risolta solo con l'intervento di cinque pattuglie, che si è svolta nei locali della lavanderia a gettone. Dove i pusher si ritrovano e magari vengono alle mani, com'è successo pochi giorni fa: «Ormai la Trento di serie A è quella del centro storico, noi siamo al limite e ci considerano di serie C. Quest'anno non sono state nemmeno messe le luminarie tanto per fare un esempio e finiremo per fare la fine di Santa Maria Maggiore e quando a gennaio sarà isola pedonale, sarà ancora peggio.»

Alla fioreria Lillà i furti sono stati due, uno di domenica pomeriggio e lo hanno portato a termine sfondando una porta; hanno portato via il computer ed un po’ di oggetti e siccome non si trovava un fabbro o un falegname, il negozio è rimasto per ore così: «Ma dico, almeno chiederci se volevamo o meno le luminarie. Il Comune ha deciso da solo e così noi, come via Madruzzo e via 24 Maggio, siamo al buio: ma non dovevamo essere le strade che portano al Muse?».

Patrizia, della fioreria Bonvecchio, non si ferma qui: «Ma come si fa? Tutte le attività commerciali sono sul lato destro della strada e dove vanno a costruire il marciapiedi? Su quello sinistro, dove non c'è un negozio.».

Curioso anche il racconto di Andrea Bonvecchio, del bar Roby: «In questo periodo o il giovedì, trovo nel bagno borse e portafogli. Evidentemente trovano più sicuro controllare cosa hanno rubato nella toilette piuttosto che in strada e così mi lasciano anche l'onere di dover denunciare i ritrovamenti. Non se ne può più. Alla mattina troviamo feci e urina dappertutto e in estate anche il profumo. Tutto contribuisce al degrado della zona.»

Luca Frizzera gestisce da marzo la Libreria Universitaria ed ha già subito un furto.

Ed al salone Titti si entra come in un'oreficeria: suonando il campanello: «Nelle ore serali sempre e di giorno quando i movimenti non ci piacciono, ci chiudiamo dentro e apriamo solo a chi conosciamo. Ho già subito – racconta Teresa – due tentativi di furto; quando alla sera chiudo ho paura e devo anche salvaguardare le mie clienti».

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