provinciali

Verso l’intesa Bezzi-Daldoss per un unico candidato di valle

Fratelli d'Italia, grandi manovre per unire le forze e portare un consigliere solandro a Trento 


Paolo Mantovan


TRENTO. La Val di Sole ha una grande tradizione politica, soprattutto per quanto riguarda il governo e l’assemblea legislativa della Provincia di Trento. Ha avuto nientemeno che tre presidenti della Provincia (Bruno Kessler, Flavio Mengoni e Ugo Rossi) e ha prodotto l’elezione di numerosi consiglieri nonché assessori. Un pedigree di tutto rispetto, insomma, che la valle non vorrebbe smentire in questa tornata elettorale. E il problema potrebbe sorgere, in realtà, perché sono tanti i papabili candidati che stanno agitando le acque politiche della valle in queste settimane: troppi concorrenti rischiano di mangiarsi i voti a vicenda e di restare tutti a casa. Si tratta di disponibilità e ambizioni già maturate da mesi (se non da qualche anno) e di qualche nuova discesa in campo che s’è materializzata in tempi recenti. Gli ultimi ingressi, peraltro, hanno affollato il panorama dei papabili candidati anche con qualche sorpresa di non poco conto, come l’irruzione inaspettata, dell’ex assessore esterno (cioè su chiamata di Ugo Rossi) nonché ex presidente di Apt e comprensorio Carlo Daldoss, che si è posizionato addirittura sul versante più a destra (lui che è di estrazione democristian-margheritina da decenni), ossia Fratelli d’Italia. Ma questa ipotesi di candidatura si è perfezionata (su proposta avanzata a Daldoss dal deputato fratellista Andrea de Bertoldi) quando già l’area era piena zeppa di possibili candidati; a partire da Giacomo Bezzi, che certo non è un candidato qualsiasi visto che è stato già parlamentare nonché consigliere provinciale. Anzi, il possibile duello a suon di preferenze fra Bezzi e Daldoss potrebbe procurare un esito nefasto non tanto a Fratelli d’Italia (che godrebbe della corsa dei due) quanto della Val di Sole. Sarebbe questo il ragionamento sul quale i due “possibili” contendenti hanno cominciato a costruire un percorso di “possibile” alleanza.

Che cosa significa? Non certo che si possa fare una cordata a due, visto che per legge è prevista la doppia preferenza di genere. Ma un’intesa è possibile col ritiro di uno dei due. È chiaro che sarà necessario un patto di ferro, che preveda un “ristoro” per chi si ritira (sotto forma di qualche incarico in caso di partecipazione al governo? Difficile dirlo ora). I due, peraltro, stanno allestendo una convergenza che va ben oltre le loro esperienze e i percorsi che già hanno avviato (in particolare Bezzi che ha lavorato per il circolo di FdI solandro), invitando a ragionare con loro anche altri personaggi di valle ai quali proporre per l’appunto quest’intesa come se fosse il “patto per il candidato di valle”. Secondo entrambi, infatti, solo FdI potrebbe garantire l’elezione a un solandro. E questo - par di capire - più per il fatto che, dentro Fratelli d’Italia, non servirà un numero elevatissimo di preferenze come potrebbe accadere per altri partiti (Lega, Pd o, in ipotesi, anche il Patt). Si tratta di piccoli calcoli e insieme di un ragionamento più ampio di rappresentanza del territorio. Il confronto ha conosciuto una forte accelerazione in queste settimane, tanto che il “punto di cottura” del progetto dovrebbe raggiungersi nel corso di una cena prevista con un largo numero di invitati.

L’esito non è affatto scontato. Ma da come procedono le trattative, per come si sta dispiegando la spiegazione e vista l’esperienza dei due attori, l’accordo è vicino. Poi, ovviamente, dovrà decidere che cosa fare Fratelli d’Italia. Ma il partito di Meloni, in questo momento, sembra ingolosito da candidature “esterne” che possano promuovere un’immagine più forte rispetto alle competenze. E ciò potrebbe bastare.













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