Valman, operai a casa entro due mesi

La proprietà annuncia la chiusura: 38 dipendenti di cui 25 donne


Luca Marognoli


MEZZOLOMBARDO. Ora è ufficiale. La Valman di Mezzolombardo chiuderà i battenti e lo farà a breve: entro due mesi. Lo spettro della mobilità è diventato reale ieri, quando in un incontro con l’assessore Benedetti e i sindacati l’azienda ha comunicato la sua decisione. E’ già braccio di ferro sugli incentivi all’esodo: i lavoratori chiedono 15 mila euro, la proprietà ne offre meno di 3 mila. I dipendenti sono 38, tra cui 25 sono donne. Disponibilità ci sarebbe invece a concedere la cassa integrazione straordinaria. Lunedì alle 14 è prevista l’assemblea dei lavoratori. «Si sapeva da tempo che la chiusura sarebbe avvenuta prima dell’autunno», dice Giovanni Mosna, operaio Valman e membro del direttivo della Cgil-Filtea.

«Domani inizierà il percorso per avviare la procedura di mobilità che dura 75 giorni. Dopo di che bisogna arrivare ad un accordo, o resta aperta la possibilità di ricorrere da parte di qualsiasi dipendente alle vie legali, anche se nel nostro caso è difficile perché tutti noi operai siamo nelle stesse condizioni». Quanto alla trattativa per la mobilità, il primo incontro è fissato per il 4 giugno nella sede di Mezzocorona. Quali sono le vostre richieste? «Un mese e mezzo fa la Rotaltex, azienda affine alla nostra, ha messo in mobilità 5 dipendenti dando loro 15 mila euro lordi. Con questa cifra è possibile integrare il salario decurtato dalla messa in mobilità, arrivando a mantenere poco più di mille euro al mese (invece dei 1.100-1.200 di un normale stipendio, ndr). Noi abbiamo richiesto la stessa cifra, ma l’azienda è pronta a darcene molti di meno: tra i 2.500 e i 3.000. E pensare che ai dipendenti Lowara è stato concesso un incentivo all’esodo di 21 mila euro.

L’azienda piange miseria... In autunno aveva detto che il bilancio era in pareggio. Alla fine di febbraio ha denunciato un passivo di 800 mila euro. L’altro giorno, in un incontro, dichiarava 1 milione e 670 mila. Non si capisce come facciano i conti: da dove arrivi questo buco. C’è un abisso tra quello che ci dicono da un mese e l’altro! Nel primo incontro, risalente al primo di marzo, ci avevano detto che problemi di liquidità non ce n’erano e ci avevano garantito che ci avrebbero versato 6 mesi di stipendio Inps in caso di accordo: una cifra di quasi 5 mila euro. L’azienda - conclude Mosna - era anche disposta a trattare per corrisponderci incentivi adeguati. Adesso tutto è cambiato».













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