Valeria Giacomoni è tornata in libertà

Il giudice, però, ha imposto alla trentina arrestata con l’accusa di terrorismo di non lasciare la Spagna



TRENTO. Valeria Giacomoni è tornata in libertà. Lo ha deciso ieri il giudice della Audencia nacional spagnola Eloy Velasco. La donna trentina dovrà comunque presentarsi una volta alla settimana in tribunale e non può lasciare il territorio spagnolo. Le è stato ritirato anche il passaporto. Per il giudice la donna faceva parte del gruppo anarchico con finalità terroristiche Fai-Fri. Il giudce Velasco ha liberato anche la coppia composta dall’argentino Gerardo Damian Formoso e dalla cilena Rocio Yune, mentre i due cileni Javier Solar Dominguez alias Carinoso e Monica Andrea Caballero Sepulveda, detta Moniquita, restano in carcere. Sarebbero loro, secondo la polizia spagnola, gli autori materiale dell’attentato terroristico alla Basilica del Pilar a Saragozza.

La trentina Valeria Giacomoni, quindi, viene considerata solo come una collaboratrice del gruppo. Avrebbe procurato un rifugio sicuro alla copia di cileni. Le accuse nei suoi confronti, comunque, verranno precisate nei prossimi giorni. La giovane donna è stata liberata, ma non può tornare a casa dalla madre Antonia e dalla sorella Anna. La famiglia si è rivolta all’avvocato Nicola Canestrini e ha incaricato anche un avvocato spagnolo. La convinzione è che Valeria non abbia commesso nulla di male. La donna è stata arrestata cinque giorni fa con l'accusa di essere una «collaboratrice» del nucleo duro dell'organizzazione anarchica. Valeria Giacomoni vive da oltre dieci anni vive in Spagna dove è conosciuta come studiosa del movimento anarchico. Il ministro degli Interni spagnolo Jorge Fernandez Diaz, ha spiegato che i cinque facevano parte di un gruppo anarchico «estremamente pericoloso» con collegamenti internazionali. L'ordigno fatto esplodere all'inizio di ottobre nella cattedrale di Saragozza aveva distrutto parte dei banchi in legno della navata principale. Il giorno dopo l'esplosione un gruppo anarchico spagnolo poco noto, chiamato «Mateo Morral Commando», aveva rivendicato la responsabilità per l'ordigno, spiegando che la ragione erano i presunti legami della chiesa con il passato fascista spagnolo. Lo scorso febbraio il gruppo aveva rivendicato la responsabilità per un altro piccolo ordigno nella cattedrale Almudena di Madrid, che era stato disinnescato dalla polizia.













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