Valduga: «Sarò sindaco fino al 2020»

Nel tracciare il bilancio di due anni di legislatura replica a chi lo vede in Provincia: «Faccio politica, ma si fa anche da qui»


di Luca Marsilli


ROVERETO. «Sono stati due anni di lavoro intenso, appassionato e appassionante. Ed ora iniziamo a raccoglierne i frutti: ci sono le basi perché i prossimi tre anni di legislatura portino risultati importanti, e con i risultati nuovo entusiasmo. Per questo ritengo importante fare un primo bilancio della attività della mia giunta: per ricavarne slancio ed energia. Ed anche per restituire alla città quel disegno complessivo che nel procedere di pezzetto in pezzetto, può sfuggire».

Il sindaco Francesco Valduga ha ritenuto per questo di fare il punto. “Chiamandosi” una domanda inevitabile: significa che resterà a fare il sindaco fino a fine legislatura? «Certo che rimango fino al 2020, e non ho mai dichiarato il contrario. Un conto è lavorare per un progetto politico di respiro provinciale, di cui sono convinto ci sia bisogno, un altro sono i destini individuali delle persone, che non sono importanti. Rovereto deve esercitare un ruolo attivo anche nel sistema politico provinciale. Di questo sono convinto. E come amministratori offriamo il nostro contributo portando la nostra opinione e le nostre conoscenze su come si può sviluppare il territorio. Convinti che i territori debbano essere protagonisti: una base irrinunciabile per la nostra Autonomia. Confronto e ragionamento sono fondamentali, ma questo è un ruolo politico che si può fare benissimo anche da Rovereto e da sindaco: io sono contento di quello che sto facendo. E a maggior ragione voglio continuare a farlo ora che si iniziano anche a raccoglie i frutti del lavoro».

Passando al lavoro svolto, alle basi gettate, il sindaco lo divide in due grandi filoni: lo sforzo sull’immediato, per mantenere e migliorare l’esistente come per tamponare le emergenze, e quello di più lungo periodo, a sostegno dell’idea di città che si vuole realizzare. Il progetto complessivo, appunto.

Nel primo filone rientrano gli sforzi per contrastare l’emergenza lavoro, ampliando il sostegno al reddito con l’Intervento 19, iniziative come Orti in bosco, il coinvolgimento dei migranti nel lavoro sulla città, il riacquisto di alloggi da Itea per destinarli alle emergenze, i 41 cantieri che in due anni hanno avviato la “rigenerazione del territorio” ed i 21 che partiranno ora. Con la soluzione di nodi storici, come l’ex Alpe e l’ex Macello, ma anche la ex Anmil (allargata la strada, si parte a fine estate con le demolizioni), il dragaggio del rio Coste, la copertura della discarica di via Zigherane, la lunga lotta alla puzza a Lizzana. Interventi che hanno riguardato, riguardano e riguarderanno le vie di penetrazione in città (Benacense, Santa Maria, viale Trento, via Paganini) e gli impianti sportivi (Baldresca, tennis in Lungoleno, stadio Quercia).

Per il medio e lungo periodo, il progetto di città, poggia su tre filoni: cultura, impresa e turismo. Nel rilancio delle vocazioni storiche della città. Filoni le cui linee essenziali sono riassunte nei box a piede di pagina. Su tutto fondamentale e rivendicato con orgoglio è il metodo: la declinazione pratica dell’impegno alla concretezza e al confronto assunto con i cittadini. In quest’ottica si inquadrano la rotazione dei dirigenti, la semplificazione della macchina amministrativa, i tavoli permanenti già aperti sulla sicurezza, con Trentino Sviluppo, con i sindacati (ormai quasi al via), il network giovani. Ma anche la “Finestra sulla città”: un momento di confronto importante e senza rete, e il raddoppio delle udienze. «Siamo aperti ad ogni stimolo e critica, fondamentali per l’opera di mediazione che la politica deve fare affinché la comunità vada avanti tutta assieme».

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