Mobilità

Valdastico, Rossi apre «Non basta dire solo no»

Il presidente: «Restiamo contrari, ma l’intesa non è potere di veto. Se il governo ci chiamerà al tavolo, dobbiamo dire la nostra su tracciato e Valsugana»


di Chiara Bert


TRENTO. «Attenzione, l’intesa sulla Valdastico non significa che il Trentino abbia un potere di veto su quest’opera. Se il governo ci chiederà di sederci a un tavolo, dovremo essere pronti non solo a dire no, ma a porre dei paletti per risolvere qualche problema trentino, non solo veneto». Il governatore Ugo Rossi lo ha detto l’altro giorno in un incontro del centrosinistra autonomista a Pergine, in quella Valsugana dove sono in molti a spingere perché il tratto nord dell’autostrada di collegamento con il Veneto si faccia.

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Una dichiarazione che apre nuovi scenari, visto che finora il no della Provincia alla Valdastico era apparso granitico. «È un’idea superata, siamo pronti a rispondere con tutti i ricorsi possibili per salvaguardare le nostre prerogative», aveva detto lo scorso gennaio l’assessore alle infrastrutture Mauro Gilmozzi di fronte all’annuncio del ministro Lupi di aver avviato l’iter per aggirare il no trentino.

Maurizio Lupi, da sempre un forte sostenitore delle istanze venete e del prolungamento dell’A31, aveva spiegato che il governo aveva inviato tutta la documentazione sulla Valdastico alla commissione affari regionali della Camera affinché questa prendesse atto che il governo ha esperito tutte le azioni previste dai principi di leale collaborazione e di rispetto delle autonomie a fronte dell’opposizione della Provincia di Trento.

Cos’è cambiato nel frattempo? «Nulla», risponde Rossi, «perché fino a questo momento nessuno, né il governo, né la concessionaria dell’A31, ha attivato alcuna procedura di confronto». Ma, avverte il presidente della Provincia, «non è detto che questo non accada, magari a breve». E se dovesse accadere, il Trentino non potrà semplicemente opporre un no. «Siamo stati e continuiamo ad essere contrari alla Valdastico, nella sua logica trasportistica e nel merito di quello che prevede l’attuale progetto», spiega Rossi. «Le nostre prerogative costituzionali dicono che per portare avanti la tratta nord serve l’intesa con la Provincia di Trento, una procedura che non è mai stata attivata». «Ma l’intesa - chiarisce il presidente - non vuol dire diritto di veto».

Ed è su questo punto che Rossi apre al «piano B», quello che a suo avviso il Trentino dovrà considerare se venisse convocato al tavolo dal governo: «Se ci chiedono di sederci a un tavolo noi non possiamo rifiutarci. Diremo che dal punto di vista trentino noi siamo contrari a una nuova autostrada che approda sul nostro territorio. Ma - aggiunge - se il governo insisterà in quella direzione, dicendo che la Valdastico Nord va fatta, dovremo porci l’obiettivo che quest’opera risolva anche problemi trentini, non solo veneti».

In che modo? Il governatore preferisce non mettere il carro davanti ai buoi, considerato che il tavolo dell’intesa per ora è solo nel novero delle possibilità: «Ma è chiaro che l’intesa si fa tra più soggetti e dovrà prevedere alcune cose. Dobbiamo poter dire la nostra sul tracciato e non solo. La mitigazione del traffico sulla Valsugana sarà un altro terreno su cui il Trentino dovrà ottenere delle garanzie». La strategia dunque è cambiata e la Provincia orientata ad agire su un piano meno ideologico e più pragmatico. Pronta a fare i conti con il fatto che la Valdastico, da eterno fronte di scontro, possa subire un’accelerazione sotto il governo amico di Matteo Renzi.













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