Vaia, gli scout trentini piantano 2.500 alberi 

A passo Vezzena. Un gruppo di ragazzi tra i 12 e i 16 anni al lavoro per sistemare la zona «Come diceva Baden Powell, dobbiamo lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato»


Jacopo Strapparava


Trento. «era una prato enorme» dice tommaso. «un’intera collina piena di alberi distrutti» gli fa eco gabriele. Tommaso gasperotti, 15 anni il prossimo novembre, delle laste, e Gabriele rovea, 16, della clarina, La raccontano così, la loro buona azione estiva.

I due ragazzi, studenti all’istituto tecnico di via buonarroti, sono due dei boy scout scesi in azione contro la tempesta vaia.

Un gruppo di loro, accampatisi tra il 12 e il 14 agosto in quel di lavarone per il grande raduno degli scout cattolici, ha piantato da solo quasi duemilacinquecento nuovi alberi su un versante della montagna in località passo vezzena, lungo la strada che corre verso luserna.

Quello di lavarone nei giorni prima di ferragosto era il terzo campo regionale fatto in trentino (il primo era stato nel 1982, il secondo più di un decennio fa). c’erano 500 ragazzi e 200 animatori Da tutta la regione. E il bravo scout, quando si raduna con un suo compagno per queste iniziative, lo sa benissimo: bisogna lasciare il posto meglio di come lo si è trovato («Il mondo!» precisa la responsabile regionale Federica Bertolini, 52 anni, che nella vita si occupa di formazione: «Baden Powell diceva di lasciare addirittura il mondo migliore di come l’abbiamo trovato»).

Ora, se di solito, per mettere in pratica il motto del loro fondatore, si impegnano a sistemare vecchie panchine, sentieri e canalette nelle zone dove piantano le tende, quest’anno, dopo il passaggio di Vaia, le priorità erano altre. E così, quando quelli del Comune glielo hanno chiesto, non si sono tirati indietro.

Davanti agli occhi, a una ventina di minuti di corriera dal punto dove avevano piantato le tende, si sono trovati un pendio devastato. La maggior parte dei tronchi erano già stati accatastati, ma i grossi ceppi degli abeti sradicati, che hanno cambiato volto al terreno, erano ancora visibilissimi. «I ragazzi sono rimasti molto colpiti» dice ancora Bertolini.

Una decina di loro il primo giorno, in gruppi di cinquanta il secondo e il terzo giorno, dalle 11 del mattino a metà pomeriggio, hanno piantato gli alberi nuovi.

«Le guardie forestali hanno comprato 2500 piantine», spiegano i due ragazzi, alte una spanna trasportate lassù in vasi di plastica nera. Gli scout hanno provveduto a sistemarle: armati di piccone, hanno scavato un piccolo foro per ciascuna di loro, circondandole con cura con un piccolo tappeto di cortecce sminuzzate: «Si chiama pacciamatura - aggiungono - serve riflettere la luce del sole e far sì che la terra rimanga bella umida. Le guardie forestali ci hanno spiegato davvero tutto».

Hanno piantato larici, ciliegi selvatici, sorbi, aceri montani, faggi. Piante di una fascia inferiore rispetto alla monocoltura di conifere oggi distrutte, pensato dal corpo forestale per creare un bosco più eterogeneo. Una volta cresciute, è l’idea, le piantine riusciranno ad adattarsi meglio ai cambiamenti climatici. A rimpinguare il terreno di sostanze nutritive. E soprattutto, a evitare che si ripeta l’effetto domino dello scorso ottobre dovesse arrivare sul Trentino una Vaia 2.

«È scattato in loro l’amore per la natura» conclude Bertoni. «Del resto, noi abbiamo due capisaldi: la Bibbia e la natura. Ma pure per gli scout laici... il rispetto per la natura è fondamentale».













Scuola & Ricerca

In primo piano

Film Festival

Lo scioglimento dei ghiacciai nella poetica del teatro trentino

La Stagione Regionale Contemporanea si conclude con “Rimaye” di AZIONIfuoriPOSTO, che stasera (3 maggio) darà spazio a un’indagine su ciò che è destinato a sparire e alla sua eredità, mettendo in relazione corpi umani e corpi glaciali. Entrambi infatti sono modificatori di paesaggio e custodi di memorie


Claudio Libera