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Va in Cassazione la rapina dell’ovetto a Rovereto

Il ragazzo lo aveva preso da un negozio pensando ad un gadget: in primo e secondo è stato condannato a quasi 11 mesi



ROVERETO. L’ovetto Kinder finisce in Cassazione. E ci arriverà sotto forma di «corpo del reato» visto che il processo sarà per la rapina del famoso ovetto con la sorpresa dentro. Una rapina (impropria: la violenza, sotto forma di strattonamento, era stata usata dall’imputato per lasciare il negozio quando aveva già il «bottino» in mano) è avvenuta nel novembre del 2013 a Rovereto, all’interno del negozio gestito da cinesi, l’Erick Moda che si affaccia su piazzale Orsi.

Il colpevole era stato immediatamente individuato in un roveretano che allora aveva poco più di 18 anni. Il primo processo, celebrato qualche mese dopo davanti al gup di Trento, si era concluso con la condanna a 10 mesi e 20 giorni. Condanna che è stata confermata anche dai giudici della corte d’appello di Trento.

Ma non è finita qui. Ora l’avvocato del giovane, Beppe Pontrelli, vuole portare il caso davanti alla Cassazione e sta lavorando al nuovo appello da presentare.

Ma può un ovetto di cioccolato comportare una condanna così importante, così «pesante»? Sì perché per il codice non si tratta di un «semplice» furto ma di una rapina, e il valore di quello che viene sottratto non incide sulla pena. Valore che nel caso di specie era di un euro e 50 centesimi. E, pur riconoscendo tutte le attenuanti possibili (codice alla mano), i giudici sono arrivati alla condanna a 10 mesi e 20 giorni.

Per l’avvocato del giovane, però, mancherebbe l’elemento psicologico della rapina. Ossia il ragazzo non era cosciente, prendendo quell’ovetto di cioccolata, di commettere un reato. Il negozio in questione vende per lo più vestiti e lui aveva ritenuto che caramelle e ovetti fossero una sorta di gadget a disposizione dei clienti. E - avrebbe anche spiegato - l’ovetto lo aveva preso dopo che aveva visto un’altra persona, più grande di lui, servirsi di alcune caramelle.

Il suo gesto era stato notato dalla commessa che aveva iniziato a gridare e lui, più per lo spavento che con intento violento (così avrebbe spiegato) l’aveva spintonata per scappare via. Ma la fuga del ragazzo era durata poche decine di metri e quando era stato trovato dalle forze dell’ordine, aveva già mangiato la cioccolata ma ad incastrarlo era stata la sorpresa che aveva tenuto in tasca. Ora la vicenda è destinata ad arrivare anche in Cassazione.













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