«Uno choc per la mia città multietnica»

La strage di Manchester ha scosso Sofia Grossa, 24enne trentina: vivo qui da 13 mesi, nell’Arena si entrava senza controlli


di Luca Marognoli


TRENTO. Alla Manchester Arena ci era andata un mese fa per il concerto di Ed Sheeran e - racconta - si entrava senza passare per il metal detector. Controllavano soprattutto i biglietti, come qualche anno fa (sembra un secolo), prima che la psicosi terrorismo entrasse nelle nostre vite.

Il melting-pot di Manchester faceva pensare ad un multiculturalismo immune dal cancro della paura, quella che ti prende quando vedi una persona dalla pelle olivastra con uno zainetto troppo grosso, o devi entrare in un locale affollato. Fino a ieri. Perché da oggi nulla sarà più come prima. «Ho vissuto a Londra un mese, ma era troppa caotica. A questo punto però non c'è molta differenza...», constata cupa Sofia Grossa, 24 anni, di Trento, figlia dei titolari della Sester climatizzatori Sandro Grossa e Anna Sester. Laureata alla Ca' Foscari in Economics and management, dopo la maturità al Prati, vive da 13 mesi a Manchester, dove fa la reclutatrice di personale scolastico. Con lei il fidanzato Daniel Mancini, 24 anni, di Roveré della Luna, che fa lo chef.

Sofia, avete sentito l'esplosione lunedì sera?

Abitiamo in centro e siamo a 5 minuti a piedi dall'Arena. Eravamo in soggiorno con altre persone e ci siamo accorti solo delle sirene, che però qui non sono una novità. Subito dopo hanno iniziato a girare degli elicotteri: abbiamo pensato a un'esercitazione, ma sono andata sui siti dei quotidiani locali e ho visto la notizia. Prima si pensava che fosse scoppiato uno speaker; solo attorno all'1 di notte la polizia ha parlato di sospetti di terrorismo. Gli elicotteri saranno stati quattro e hanno continuato a volare basso fino all’intera mattinata di oggi (ieri, ndr). Non ho più dormito.

Alla fine ha passato la notte davanti al computer.

Esatto. Ero molto preoccupata, più che altro perché non si sapeva se ad agire fosse stato un solo kamikaze o ci fossero persone pericolose in circolazione.

Era preoccupata per dei suoi conoscenti?

Non sapevo di nessuno che fosse al concerto: poi da Facebook ho appreso che alcuni ci erano stati ma senza conseguenze. La mia estetista ha scritto: non andrò mai più a un concerto. È stato uno choc.

Il giorno dopo qual era l'atmosfera a Manchester?

Alle 8 sono uscita per andare a lavorare: il mio ufficio è in centro. Era come se fosse una domenica mattina: c’era molta meno gente in giro e molto più silenzio. Non parlava nessuno. Solo il ronzio degli elicotteri. La città si è un po' animata soltanto nel pomeriggio.

Come sono i rapporti fra le diverse etnie e nazionalità a Manchester?

Secondo me molto buoni, anche perché la popolazione è veramente un mix di diverse nazionalità e razze.

Un ambiente stimolante?

Sì, io lavoro con soli inglesi, ma il mio ragazzo con spagnoli, italiani, inglesi... Ci sono scuole totalmente frequentate da bambini asiatici: la percentuale di stranieri è alta.

Etnie che si incontrano o restano separate?

Ci sono aree specifiche dove so di trovare una scuola multietnica, una inglese o asiatica. In centro però è un mix.

La famosa integrazione esiste e funziona?

Sì, io penso di sì. Io da italiana sono stata accolta molto bene.

Prima dell’attentato, la psicosi del terrorismo a Manchester c’era?

Siamo stati alla Manchester Arena un mese fa a vedere Ed Sheeran e ci siamo detti che se qui volevano fare un attentato, potevano farlo tranquillamente. Io poi sono un po’ ansiosa.

Non ci sono controlli all’ingresso dell’Arena?

Guardano in borsa se hai bottigliette d'acqua, ma non ci sono metal detector: è più che altro un controllo dei biglietti.

È stata una doccia fredda...

Veramente. E il fatto che abbiano colpito dei bambini è veramente triste.













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