Una messa in suffragio per Renzo Benedetti

Sabato a Segonzano si ritroveranno in chiesa la famiglia e gli amici dell’alpinista morto con Marco Pojer nel terremoto in Nepal. I corpi non sono stati trovati



TRENTO. Una messa in suffragio per ricordarlo, in attesa che le rocce nepalesi restituiscano il suo corpo. Sabato alle 15 nella chiesa della Santissima Trinità di Segonzano la cerimonia sarà celebrata per Renzo Bendetti, l’alpinista cembrano morto nel terribile terremoto che ha colpito il Nepal il 25 aprile scorso. Le ricerche del suo corpo e di quello di Marco Pojer, l’amico di Grumes che si trovava con lui su quel sentiero nel Langtang, sono iniziate appena è stato possibile ma sono state fino ad ora inutili. I due compagni di escursione, Iolanda Mattevi e Attilio Dantone, si era salvati perché si trovavano lungo un’altra strada e hanno cercato di fare tutte le informazioni necessarie per individuare il luogo in cui la frana ha ucciso gli amici. Ma purtroppo ancora oggi, ad un mese di distanza, non sono stati individuati.

E la famiglia di Renzo Benedetti ha deciso di dedicare una messa in suffragio all’alpinista. Un modo per radunare gli amici di Renzo e per ricordarlo tutti assieme. Con un pensiero rivolto anche alle famiglie dei tre portatori nepalesi che sono morti assieme ai due trentini. Le offerte che saranno raccolte sabato, infatti saranno destinate ad aiutare le loro famiglia. E c’è anche un pensiero - e un grazie - a quanti «si sono prodigati per cercare Renzo e Marco e a tutti gli amici che ci sostengono in questo doloroso momento».

Renzo Benedetti e Marco Pojer quel terribile sabato erano arrivati al termine del loro trekking nel Langtang e stavano tornando a Kathmandu. Si erano separati da Mattevi e Dantone per raggiungere la casa di una donna nepalese alla quale stavano portando dei farmaci. Un gesto di altruismo che per Benedetti e Pojer si è rivelato fatale. La frana provocata dal terremoto non ha lasciato scampo ai due. I compagni di escursione, invece si sono feriti in maniera non grave e dopo pochi giorni erano stati recuperati dalle squadre di soccorso e portati nella capitale. E da lì il viaggio verso casa. Con nel cuore il dolore per la morte dei due amici.

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