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Un’invasione di scialpinisti E ora «fioccano» le multe

I gatti delle nevi costretti a fermarsi per motivi di sicurezza: piste battute a metà Troppe le persone che salgono dopo la chiusura. Venerdì si è sfiorata la tragedia


di Luca Marognoli


TRENTO. Tolleranza zero in Bondone nei confronti degli scialpinisti che invadono le piste, alla luce del sole ma soprattutto la sera, quando sono in azione i battipista. Solo nella giornata di ieri, alle 16, erano state 9 le persone multate (la sanzione applicata dal Comune va da 30 a 92 euro).

Una stretta necessaria. Il nuovo anno sul Monte di Trento, infatti, ha rischiato di iniziare con un dramma, quando nel primo pomeriggio un gatto delle nevi in retromarcia ha sfiorato uno sciatore caduto mentre si avventurava sulla pista del Palon, che sarà aperta solo oggi. «Se uno è al suolo e non riesce a muoversi, i gatti - che si muovono spesso in coppia - gli sono addosso in un attimo. Per fortuna l'operatore ha visto un'ombra e si è bloccato», racconta Fulvio Rigotti, presidente di Trento Funivie. «Quello che ci induce a denunciare l’accaduto è che queste persone pensano di avere il diritto di stare lì: bisogna fargli capire che sono loro ad essere fuori posto». Lo scialpinista infatti «invece che scusarsi si è adirato dicendo che il conduttore del battipista doveva stare più attento. Una situazione paradossale».

L’episodio ha fatto salire la tensione tra i conducenti dei gatti delle nevi, raggiungendo il culmine la sera stessa quando i 5 operatori in servizio dalle 18 alle 21 - trovando le piste piene di sciatori che risalivano, alcune decine secondo Rigotti - hanno deciso di fermarsi. «Il manuale di sicurezza mette in primo piano l'attenzione per se stessi e per gli ospiti e impone che, quando ci sono persone in pista, i mezzi non possano operare, se non in caso di emergenza. Il responsabile della sicurezza, vista la situazione, a un certo punto ha detto: signori si rientra, non si può lavorare in queste condizioni».

A pagarne le conseguenze sono stati gli sciatori, che ieri hanno trovato le piste battute solo parzialmente: «I bambini in particolare fanno molta fatica a sciare sul ghiaccio e tra i mucchi di neve», raccontava ieri Andrea Merler, avvocato e consigliere comunale che ha raccolto la protesta di chi sul Monte Bondone va a divertirsi e lavora. «Nulla contro gli scialpinisti, ma vigili e carabinieri devono sanzionare chi viola le regole, per consentire alle funivie di battere le piste, ai turisti di sciare e ai maestri di sci di insegnare».

Un concetto ribadito dal presidente Rigotti: «Anche gli scialpinisti sono amici del Bondone», dice. «Ma ci appelliamo al buon senso oltre che alle leggi, la 363 nazionale articolo 15 e la 7 provinciale, che vietano di risalire con gli sci o a piedi lungo le piste e l'utilizzo delle piste al di fuori degli orari di apertura. Significa che la risalita è sempre vietata e dopo la chiusura anche la discesa. Oltre alle norme, il buon senso dice che se facciamo una striscia di neve per gli sciatori, utilizzandola in salita o entrandoci quando sono in azione i battistipista si creano situazioni di pericolo che ci impediscono di lavorare.

Si tratta di mezzi larghi 4 metri che si muovono a marcia avanti e indietro e che hanno una scarsa visibilità. Gli scialpinisti rischiano di essere investiti, quindi chiediamo loro di stare fuori, se non altro per la tutela della propria incolumità. La pista quando è chiusa è un cantiere di lavoro. Finora c'è stata solo neve programmata: dobbiamo pretendere il massimo rispetto delle regole, altrimenti siamo obbligati a chiudere tutto». Ma gli scialpinisti danneggiano anche i “regolari” fruitori delle piste: «Sulla neve morbida perché appena lavorata, creano delle scie e incisioni che, gelando durante la notte, peggiorano la qualità del piano sciabile».













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