IL ROGO AL TONINI

Un’esplosione e il vento forte hanno provocato il disastro. Rifugio da demolire

Mentre si stava cercando di spegnere il principio d’incendio, c’è stato lo scoppio fortissimo e le raffiche hanno portato le fiamme al bosco in un attimo. Ora il paesaggio è lunare


di Giannamaria Sanna


TRENTO. Il giorno dopo l’incendio che ha distrutto il rifugio Tonini, nel Lagorai occidentale, e colpito nel cuore e nell’anima Hana e Narciso Casagranda, nell’aria si avverte ancora il forte odore di bruciato e il calore che il terreno ancora trattiene. Un nucleo di vigili del fuoco sta, infatti, ancora controllando l’area arsa perché è sufficiente un refolo di vento per riattivare l’incendio appena domato. Con questo secco, il fuoco sembra spento, ma le ceneri rimangono calde e si attestano vicine alle radici degli alberi, i pompieri ben conoscono come si comporta il fuoco e sanno che l’allerta è uno stato stressante ma dovuto.

Sembra, sono voci raccolte tra le persone che hanno parlato con il gestore Narciso Casagranda , che dalla canna fumaria uscisse un po’ di fumo e che si siano attivati subito con l’estintore per evitare il peggio. Ma, il fuoco è molto subdolo e il filo di fumo non era l’inizio e il segnale di quell’incendio, purtroppo, era già un’avanguardia del braciere.

«Si è sviluppato talmente in fretta che mentre stavano tentando di arginare le prime fiamme è saltata la bombola del gas e, come il tappo di una bottiglia di spumante, si è innalzata nel cielo per quasi cinquanta metri», racconta un testimone del disastro.

«Abbiamo provato un grande spavento - dice Hana - e soprattutto un grande dolore. Tutto è andato perso! Non solo i nostri ricordi, ma tutte le nostre cose, anche quelle più care». Si avverte, però, nella sua voce di donna energica e dinamica, pure amareggiata per quanto è successo, che non si faranno piegare né lei né Narciso dagli eventi negativi. E poi ci sono gli amici, tanti, affezionati che aspettano solo il modo e il momento giusto per aiutarli. Quanto tempo ci vorrà per riattivare il rifugio? Sarà il caso di abbatterlo completamente e rifarlo con le nuove tecnologie dei prefabbricati di legno? Verrà ripristinato? Molte sono le domande, le supposizioni e i suggerimenti. Alcuni ricordano che, purtroppo molti rifugi sono bruciati, dal Monzoni, al Tuckett e tutti sono stati recuperati e riaperti. Sull’onda di questi interrogativi abbiamo chiesto a Mattia Giovannini, presidente della sezione Sat di Baselga di Piné e consigliere comunale con delega del comune di Baselga di Piné, di spiegarci di chi è il rifugio e se era assicurato. zPrima della ristrutturazione il rifugio era di proprietà della nostra sezione. Dopo i lavori, abbiamo la comproprietà del bene, come tutti i rifugi del Trentino, assieme alla Sat-organo centrale ed è la Sat che ha l’ultima parola. Pensando al giorno dopo ritengo che un gioiello come quello del Tonini non andrà perso, però l’impegno economico sarà davvero consistente e, anche se l’edificio è coperto da assicurazione, come l’arredo e le attrezzature, sarà, come dicevo la Sat centrale a decidere come e quando si opererà. Sono sicuro però che da parte della Sat e da parte dei Comuni si farà ogni sforzo per ridare a tutti gli amanti della montagna quell’oasi di serenità».

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