Un ateneo sdoppiato tra città e collina

Ecco la storia delle facoltà: tutto iniziò nel ’62 con Sociologia in via Verdi, ultima arrivata Ingegneria a Mesiano


di Mauro Lando


TRENTO. Polo umanistico dentro la città in via Verdi e dintorni, polo scientifico sulla collina tra Povo e Mesiano: così si è sviluppata l’università nell’articolazione delle sue facoltà. Ormai questa ripartizione territoriale è un dato acquisito, quasi “predestinato”; all’origine però la collocazione delle facoltà è sembrata avvenire talvolta casualmente. Nei fatti poi tutto è andato per il meglio dal punto di vista urbanistico anche perché nel 1984 vi fu un accordo tra Comune e Provincia per mantenere lo status quo, quale si era creato. In alternativa si discuteva sull’ipotesi di creare un polo universitario unico nell’area delle caserme in Clarina o all’ex Italcementi.Per meglio comprendere come si è arrivati all’attuale dislocazione delle sedi universitarie pare opportuno ripercorrere le tracce delle varie facoltà sul territorio comunale.

La prima è stata Sociologia è nata nel 1962 nel palazzo di via Verdi allora occupato dalla scuola elementare Verdi con la presenza del Museo di scienze naturali. La sede di via Verdi fu scelta da Bruno Kessler, presidente della Provincia e presidente dell’Istituto trentino di cultura, perché era prestigiosa ed adatta ad una sede universitaria anche se non si sapeva come l’ateneo si sarebbe sviluppato. Il tutto fu facilitato dal fatto che era agevole concentrare al secondo piano la scuola elementare per poi trasferirla in via Tomaso Gar. Per il Museo, inoltre, era già in previsione lo spostamento in via Calepina.

La seconda Facoltà istituita è stata quella di Scienze matematiche, fisiche e naturali con allora il biennio di ingegneria. Il suo primo anno accademico si articolò nel 1972-73 e del tutto casualmente venne collocata a Povo nella sede dell’ex Istituto Enaoli (Ente nazionale assistenza orfani lavoratori italiani) che, in forza delle competenze autonomistiche, era da poco passato in proprietà alla Provincia. In città non vi era un’altra scuola da “occupare” mentre l’Enaoli era disponibile senza difficoltà. Fu così quindi che nacque il polo scientifico sulla collina di Povo: da allora si è ampiamente sviluppato trovando lo spazio necessario per ospitare i corsi di laurea e gli istituti di ricerca.

La terza facoltà aperta fu quella di Economia che nacque nell’anno accademico 1973-74 senza avere una sede propria. Fu ospitata al terzo piano di Sociologia, ma occupò anche spazi all’interno del Museo di scienze naturali. Erano quelli gli anni in cui si aggravava la situazione economica dell’ente delle Aziende Agrarie. Per risanare il bilancio doveva vendere lo storico palazzo di via Verdi ipotizzando un suo trasferimento nella zona di Maso Ginocchio dove traslocò dopo molte e polemiche. Un po’ alla volta le Aziende agrarie uscirono dall’edificio di via Verdi acquisito dall’Università ed il restauro poté essere avviato e concluso nel febbraio 1991. Buona la collocazione della Facoltà di economia e la sede certo non è priva di importanza, ma anche in questo caso solo la crisi incombente delle Aziende agrarie consentì di allungare l’ “area universitaria” lungo via Verdi.

La facoltà di Giurisprudenza arrivò nel 1984-85 di fronte a Sociologia in una sede molto ristretta all’interno dell’edificio che ospitava il giornale l’Adige. Dopo alcuni anni di spazi ristretti la Facoltà di giurisprudenza entrò nel 2006 nell’adiacente prestigioso palazzo di via Rosmini progettato dall’architetto Mario Botta. Anche in questo caso fu la vendita dell’edificio del giornale l’Adige a fissare il luogo dove si sarebbe studiato giurisprudenza, il tutto comunque ancora in via Verdi.

Nel medesimo anno accademico, ossia nel 1984 – 85, si aprì anche la Facoltà di lettere e filosofia. Sin dall’inizio le venne assegnata la sede “provvisoria” nell’edificio a fianco del Centro culturale Santa Chiara in via Santa Croce. Dopo 28 anni di provvisorietà la facoltà è ora in procinto di trasferirsi nel nuovo palazzo di via Tomaso Gar progettato dal gruppo giapponese Ishimoto. Perché in quel luogo? Perché vi era lo spazio libero dell’ex macello e perché è stato facile spostare per la seconda volta le scuole elementari Verdi.

Nella geografia delle facoltà si arrivò poi all’ avvio nel 1988 del trasferimento di Ingegneria da Povo a Mesiano. Sull’utilizzo dell’ex sanatorio vi fu un gran dibattito, con chi lo voleva trasformare in residenza per anziani e chi affidarlo all’Itea per creare alloggi. Vinse Kessler e arrivò Ingegneria consolidando così il polo scientifico sulla collina.

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