La storia

Umberto Eco, il nome della casa

La residenza rivana è una leggenda. Nata da un campanello


di Maurizio Zambarda


ARCO. «Umberto Eco possedeva una casa a Riva del Garda. Anzi no». «Aveva un appartamento in affitto, a San Giacomo». «Sì, sì … c'è pure scritto sul campanello: U. Eco. È lui, lo scrittore». «Un taxista mi ha raccontato di averlo portato da Riva alla stazione di Rovereto … forse era quella di Verona». «No, no lo aveva portato a Bergamo, all'aeroporto». «Ma dai, davvero? Che storia! E dove andava a mangiare? Come mai non lo ha mai visto nessuno? Chi frequentava?». Era riservato.

Ad anni alterni questa leggenda tutta lacustre sembra tornar fuori nei racconti dei rivani. In questi giorni, complice forse il titolo scelto per uno dei tempi degli esami di maturità, la storia ha ripreso a circolare. Una volta verificata, però, ha assunto tutti gli attributi della leggenda metropolitana. Verificare la cosa è stato estremamente facile. È bastato chiedere ai proprietari del residence Villa Angelica se mai avevano visto da loro lo scrittore piemontese. «È da ridere questa cosa – ci ha detto al telefono Rafael Risatti, figlio della proprietaria Angelika Glas – perché è una storia che abbiamo sentito altre volte».

Eppure sul campanello c'è il nome di Eco. «Certo – ride Risatti – perché sui campanelli anziché mettere i banali numeri o lettere per individuare i diversi appartamenti, abbiamo preferito dare dei nomi. Per il più bello e grande abbiamo scelto quello di Umberto Eco, tutto qui». Ecco svelato il motivo del nome sul campanello, nome che per qualcuno era la prova provata che lì, nella bella villa di San Giacomo avesse soggiornato l'importante scrittore scomparso lo scorso febbraio. Un personaggio famoso in villa vi è stato per la verità, il barone Vincenzo Errante (germanista e saggista morto proprio a Riva del Garda il 25 agosto del '51), ma non certo l'autore de Il nome della rosa. “«e volete scrivere di Errante – ci dice Rafael Risatti – noi abbiamo anche una dedica che attesta che lui alloggio qui, ma di Eco davvero lasciate perdere, qui non è mai stato».

Nel '48 il saggista romano, innamorato di villa Angelica, lasciò una dedica: Un sacro hortus conclusus, incorniciato da fitto alloro e sagome di cipresso pensoso. Per la verità tra i diversi nomi riportati sui campanelli c'è anche quello di San Cassiano, per ricordare la vicina località dei ritrovamenti archeologici, o ancora Wrzos, nome polacco per indicare il brugo, una pianta della famiglia delle Ericacee. Insomma, smontata la leggenda di Umberto Eco residente in quel di San Giacomo, l'unico “aggancio” con Riva credibile è rappresentato sicuramente da Paolo Domenico Malvinni che con il “professore” ha firmato il libro Vocali/Soluzioni felici. Ma chissà che leggendo questo articolo non vi sia qualcuno che dai cassetti tiri fuori una foto che immortala Eco al tavolo di qualche nostro ristorante, o seduto pensoso su una panchina del lungolago. Chissà.













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