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Ucciso con il metanolo, indagata la moglie

La vittima è un operaio di 48 anni. La donna rischia l’ergastolo, avrebbe avvelenato il marito con un cocktail “corretto”


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Un operaio agricolo in servizio presso una ditta specializzata di Laives, è morto avvelenato. L’autopsia disposta dalla Procura della Repubblica di Bolzano ha appurato che è stato assassinato facendogli ingerire in più occasioni sensibili quantitativi di metanolo. Accusata dell’assassinio è la moglie, Jana Surkalova, ceka di 42 anni, che ora è sotto inchiesta con l’accusa di omicidio volontario premeditato. E’ riuscita ad evitare l’arresto perchè subito dopo la tragedia ha lasciato l’Italia per far ritorno nella sua città di residenza. Ieri mattina davanti al giudice delle indagini preliminari Andrea Pappalardo si è svolta in totale riservatezza l’udienza nel corso della quale il pubblico ministero Giancarlo Bramante ha chiesto l’incidente probatorio per far svolgere una perizia chimica su alcuni flaconi di sostanza sospetta che la donna deteneva nella sua abitazione. L’uomo assassinato è Josef Surkala di 46 anni. Era un operaio agricolo che da tempo lavorava alle dipendenze dell’azienda agricola di Laives «Alois Defranceschi». Un lavoratore stagionale che da alcuni anni aveva lavoro per circa 6 mesi all’anno. Stimato per la correttezza e la passione con cui lavorava, Josef Surkala era ben voluto dai titolari dell’azienda agricola di Laives che ogni anno gli riservavano il posto. L’omicidio, sul quale la Procura della Repubblica di Bolzano sta indagando in totale riservatezza, è avvenuto esattamente un anno fa.

Josef Surkala venne trasportato in condizioni disperate da un’ambulanza del 118 all’ospedale di Bolzano la notte del 13 dicembre dello scorso anno. Morì alle 23.25 di quella stessa sera, poco dopo il ricovero d’urgenza. Fu l’autopsia effettuata dai i medici dell’ospedale San Maurizio ad evidenziare che non si trattava di un decesso per cause naturali. Poche settimane dopo, la conferma giunse dai laboratori del «Centro antiveleni» della clinica del lavoro e della riabilitazione di Pavia. Il decesso - venne specificato - era stato provocato dal metanolo che la vittima aveva ingerito probabilmente in più occasioni a sua insaputa. I primi sospetti a carico della moglie nacquero sulla base di alcune testimonianze raccolte dagli inquirenti. In particolare furono alcuni compagni di lavoro a raccontare che l’uomo evidenziava sempre dei rilevanti malesseri ogni volta che veniva a trovarlo la moglie. La circostanza si sarebbe ripetuta più volte tanto che alcuni compagni di lavoro avrebbero ammesso di aver fatto anche della facile ironia per il fatto che Josef era sempre debilitato proprio quando la donna veniva in Italia per trascorrere qualche giorno con lui. In qualche occasione i compagni di lavoro della vittima gli avrebbero anche consigliato di rivolgersi ad un medico per cercare di far luce una volta per tutte sulla natura di questi malesseri ma sarebbe stata sempre la moglie ad opporsi dicendo che sapeva lei come curare suo marito. In realtà l’indagine su basa sul sospetto che ad ogni viaggio la donna abbia portato con sè alcune bottiglie di «Dry gin» che - secondo gli inquirenti - avrebbero contenuto percentuali rilevanti di metanolo. All’incriminazione della moglie si è giunti dopo una serie di rilievi tecnici e di testimonianze emerse nelle indagini. Jana Surkalova è così finita sotto inchiesta con una ipotesi d’accusa da ergastolo.

Alla donna viene contestato l’omicidio volontario premeditato. Le indagini si sono sviluppate con la piena collaborazione della polizia ceka che nel corso di una perquisizione domiciliare hanno sequestrato alla donna diverse bottiglie di super alcolici ed una tanica contenente una sostanza liquida sospetta con l’indicazione esterna di «metanolo». Sarà dunque il perito (convocato per il conferimento ufficiale dell’incarico per il prossimo 17 dicembre) a fornire importanti (e forse) decisive risposte tecniche.

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