LA TRAGEDIA

Uccide il compagno di stanza all’ospedale Santa Chiara

Il fatto è accaduto un anno fa, ma emerge solo oggi con il processo. Autore un ragazzo di 19 anni in preda ad allucinazioni


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. La sua mente era finita in un tunnel, in una sorta di buco nero, forse a causa di alcune pesanti vicissitudini familiari. Lui, un ragazzo trentino di 19 anni, si era fatto ricoverare nel reparto di psichiatria del Santa Chiara il 29 marzo dell’anno scorso. Stava male da meno di una settimana. Aveva allucinazioni e anche un delirio a sfondo mistico. Diceva di sentire le voci e vedeva il diavolo. Era anche andato da uno psichiatra, ma visto che sembrava migliorare si è fatto ricoverare. Nessuno poteva prevedere la tragedia che si è poi verificata due giorni dopo.

Il giovane è stato messo in stanza con un altro ricoverato, un uomo di 46 anni di Andalo, Roberto Dalmonego. Non si sa che ci siano stati screzi tra i due. Però, il silenzio del reparto, nella notte tra il 31 marzo e il primo aprile 2014, è stato squarciato dalle grida del giovane. I medici e gli infermieri del reparto sono accorsi e hanno trovato Dalmonego a terra, esanime. Il ragazzo ha subito detto di aver ucciso il suo compagno di stanza. Ha spiegato che aveva visto il diavolo e che sentiva delle voci che gli dicevano: «Uccidilo, se non lo fai sarai dannato per l’eternità». E poi ancora: «Fallo! Fallo!».

Su quello che è accaduto esattamente nei minuti successivi non ci sono certezze. Quello che si sa con sicurezza è che il giovane si è messo a urlare per chiamare gli infermieri. Per il compagno di stanza del ragazzo, però, non c’era più nulla da fare. E’ subito partita l’inchiesta per omicidio affidata al pubblico ministero Pasquale Profiti. Il giovane, difeso dall’avvocato Monica Baggia, è rimasto ricoverato nel reparto di psichiatria ed è stato sottoposto a una perizia psichiatrica affidata al dottor Eraldo Mancioppi. Il perito ha parlato con il giovane e ha esaminato a lungo la breve, ma travagliata vita del ragazzo che era stato adottato da una famiglia trentina. La vita familiare era stata turbata alcuni anni prima da alcuni eventi che probabilmente hanno avuto degli effetti pesanti sulla psiche del ragazzo. Il giovane aveva problemi di depressione, ma non aveva mai avuto prima di quella notte episodi violenti. Secondo il perito soffriva di un delirio psicotico acuto con presenza di allucinazioni e delirio a sfondo mistico. Nella perizia si ipotizza una sindrome schizofrenica e si sostiene che il giovane è incapace di intendere e di volere.

Contemporaneamente il pm Profiti ha affidato al dottor Fais l’autopsia dalla quale è emerso che sul collo della vittima c’erano dei segni come di strozzamento. Per questo il ragazzo di 19 anni è stato iscritto sul registro degli indagati per omicidio. Nell’inchiesta non ci sono altri indagati e non sono state riscontrate responsabilità di altre persone. Il personale del reparto era passato a controllare venti minuti prima e tutto era tranquillo. Il ragazzo, dopo il ricovero all’ospedale, è entrato in una comunità protetta. La Procura ha chiesto al gip una misura di sicurezza, ma in stato di libertà. Di fatto il giovane è ospite della comunità. Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio del giovane e giovedì si terrà l’udienza davanti al giudice Ancona. Visto che il ragazzo è stato dichiarato incapace di intendere e di volere, il giudice dell’udienza preliminare potrebbe dichiararsi il non doversi procedere nei suoi confronti.













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