Tunnel del Brennero, stop di Vienna

L'Austria congela i fondi. Il commissario Fabris: «A rischio centinaia di milioni»


Marco Rizza


BOLZANO. Nuovo stop per il tunnel di base del Brennero. E stavolta nessuno può dare la colpa ai «soliti italiani». «Anzi direi che è la prova che i ritardi accumulati nel passato dipendevano da Vienna, che poi con una certa impudicizia li attribuiva a noi...», si sfoga Mauro Fabris, commissario per il corridoio del Brennero. Il ministro austriaco delle infrastrutture, Doris Bures, ha rinviato la firma per l'accordo con la Germania per le tratte d'accesso nord al tunnel. Ufficialmente la sottoscrizione è rinviata a quando il governo austriaco avrà risolto il nodo del miliardo di euro che vuole risparmiare sulle ferrovie di Stato, e l'esecutivo si è subito affrettato a dire che il progetto del Bbt non è in discussione. Ma il dato di fatto è che l'opera a nord del Brennero si fermerà per un tempo indefinito.

Si conferma insomma lo scarso gradimento verso la galleria sempre trapelato dal governo di Vienna (mentre il Tirolo è salito sulle barricate per chiedere che si firmi quell'accordo e inizino al più presto i lavori). E le reazioni sono molto accese. La Svp vive la decisione di Vienna come un tradimento - non il primo, per altro, visto che anche sul doppio passaporto l'Austria non è venuta incontro ai sudtirolesi. Il commento del deputato Siegfried Brugger è durissimo: «La decisione del ministro Bures è uno schiaffo all'Europa - dice -, oltre che un danno per tutti. Un passo che minaccia gli sforzi profusi per molti anni dai parlamentari Svp a Roma per il finanziamento, la realizzazione e la costruzione delle tratte d'accesso. Abbiamo sempre citato l'Austria a modello e, ora, avviene questo... Ci aspettiamo dal governo di Vienna un chiaro impegno per il tunnel di base del Brennero e per il suo finanziamento, comprese le tratte d'accesso».

Questo per dire l'aria che tira. Il presidente Durnwalder è tranchant: «Il progetto va avanti lo stesso, nessuno Stato può permettersi di fermarlo. Ma è vero che se non avessimo l'Europa oggi il tunnel non si farebbe più». E l'assessore ai trasporti Widmann aggiunge: «È un gioco delle parti, una tattica politica che abbiamo vissuto altre volte: ogni Stato tira la corda per pagare di meno e fare pagare di più gli altri. Ma il progetto non è in discussione». Il progetto forse no, ma i finanziamenti europei potrebbero esserlo.

Lo dice proprio il commissario Fabris: «Questa decisione austriaca è grave per molti aspetti, e il ritardo che imporrà all'opera (sia un mese o un anno) è tanto più preoccupante in quanto proprio da poche settimane si è iniziato a discutere al Parlamento europeo dell'inserimento del Bbt nelle reti Ten-T da finanziare nel 2013-2020. Nel programma precedente erano stati inseriti 32 corridoi, ora di quelli ne sono rimasti 10 tra cui il nostro perché abbiamo dimostrato di essere più avanti coi lavori. Il programma 2013-2020 prevede che il cofinanziamento Ue passi dal 27% al 40%: per l'Italia è un risparmio di centinaia di milioni. La decisione austriaca rischia di vanificare questo lavoro e pregiudicare i finanziamenti: ne parlerò col ministro Passera perché chieda spiegazioni a Vienna». Anche per Fabris «il tunnel è nella fase di non ritorno». Ma mentre in Italia «abbiamo già fatto 10 chilometri di tunnel pilota ed entro il 2013 faremo appalti per 2 miliardi per le tratte d'accesso sud», l'Austria rallenta: «A questo punto è chiaro chi ha la responsabilità dei ritardi».













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