il caso

Truffa sulle mascherine a Reggio Emilia, arrestati due imprenditori: uno è il trentino Paolo Paris

Operazione 'The Mask', la Cassazione conferma le misure cautelari. L’accusa è di truffa aggravata all'Ausl e ai danni dello Stato, nonché di frode nelle pubbliche forniture (foto Ansa)



REGGIO EMILIA. Sono stati arrestati e posti ai domiciliari gli imprenditori Lorenzo Scarfone, residente nel reggiano e il trentino Paolo Paris, nell'ambito dell'inchiesta 'The Mask' condotta dalla sostituto procuratore di Reggio Emilia Marco Marano su un appalto da 5,6 milioni di euro per la fornitura di mascherine affidato in forma diretta dal'Ausl reggiana, durante la pandemia Covid nel marzo 2020.

I provvedimenti sono stati eseguiti dalla guardia di finanza dopo il rigetto della Cassazione dei ricorsi presentati dai due indagati contro le misure cautelari richieste dalla Procura. Gli indagati, per i giudici, "hanno mostrato spregiudicatezza nell'approfittare di una drammatica emergenza sanitaria per lucrare in un delicato settore di affari relativo alla salute pubblica, trovando sponde interne all'ente pubblico, e senza timori per la salute di quanti avrebbero potuto indossare le mascherine". I dispositivi - oltre due milioni di mascherine di tipo Ffp2 - sono tutt'oggi sotto sequestro così come 300.000 euro di presunti profitti illeciti.

I due imprenditori sono accusati di truffa aggravata all'Ausl e ai danni dello Stato, nonché di frode nelle pubbliche forniture (secondo le accuse avrebbero falsificato le etichette Ce da applicare sulle scatole di mascherine importate dalla Cina). Alle ipotesi di reato si aggiunge anche l'accusa di autoriciclaggio per il presunto profitto illecito delle mascherine importate, che sarebbe stato reimpiegato con operazioni bancarie per ulteriori acquisti di altri dispositivi medicali. Gli è stato inoltre notificato il divieto temporaneo per un anno di contrattare con la pubblica amministrazione.

Oltre a loro, ci sono quattro indagati per corruzione, emissione e utilizzo di fatture inesistenti: si tratta dell'ex risk manager dell'Ausl Pietro Ragni (ora in pensione), Giovanni Morini (ingegnere e responsabile servizio prevenzione e protezione della stessa azienda sanitaria) e due intermediari, un imprenditore francese e uno spagnolo attivi nel commercio di dispositivi medici. L'ingegnere in particolare è accusato di aver volontariamente omesso i controlli tecnici di specifica competenza sulla genuinità dei prodotti e dei documenti accompagnatori, "dando così copertura tecnica all'inidoneo materiale, acquistato dall'Ausl grazie a un rapporto corruttivo che i due imprenditori avevano instaurato a monte il dirigente medico Ragni, col quale erano d'accordo per iniziare un business societario in tema di vaccini e consulenze anticovid". La Procura ha notificato a tutti e sei l'avviso di fine indagini preliminari e chiederà il rinvio a giudizio.













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