Tretter-Andreotti, Vat in ordine sparso

«Aprire alla Lega». «No, io critico ma sto con Rossi». E Mosna avvia la campagna elettorale corteggiando gli autonomisti


di Chiara Bert


TRENTO. Franco Tretter dice che sovrana - a decidere la linea politica del movimento alle elezioni del 27 ottobre - sarà l’assemblea che domani si riunirà a Riva del Garda, quella «rimpatriata di veri autonomisti Doc, non di chi è arrivato con le careghe», la definisce Livio Hoffer. Certo è che tra i «Veri autonomisti trentini» del Vat, il nuovo movimento culturale fondato da alcuni volti storici dell’autonomismo trentino, convivono sensibilità tra loro molto diverse. E mentre Tretter insiste che «va superata l’incomprensione con la Lega, perché l’80% dei leghisti come Fugatti sono pur sempre figli di autonomisti» e dichiara stima per Devis Tamanini sindaco di Vattaro e alleato di Mosna, l’ex presidente della Provincia Carlo Andreotti ammette invece che «se devo stare con qualcuno oggi, pur da una posizione critica, io sto con Ugo Rossi».

La questione la pone lo stesso Andreotti: come catalizzare il malcontento autonomista che pure esiste nella base di un partito che da 5 anni è al governo della Provincia e che oggi ha la possibilità di portare un suo uomo alla presidenza? «Staccarsi dalla casa madre, le due Stelle alpine, può essere un trauma», ammette Andreotti, «ma per alcuni può essere un trauma necessario». I promotori del movimento ieri hanno ribadito che non ci sarà una lista targata Vat alle elezioni di ottobre (se ne parlerà semmai per le comunali 2015), «la finalità dell’iniziativa è politica, certo, ma non partitica». Ma ciò non toglie che tra gli aderenti ci potranno essere candidati in diverse forze politiche.

A cementare il neonato circolo culturale degli ex c’è una critica netta alla linea del Patt di Rossi e Panizza. Tretter invita i dirigenti a «fare un bagno di umiltà», parla del «calvario giudiziario e mediatico a cui sono stato sottoposto» e confessa «un silenzio sofferto di questi 10 anni in cui sono rimasto fuori dopo trent’anni di impegno in politica». «Mi sono messo da parte - dice - ho rispettato le scelte, ma non si possono mettere da parte le figure che hanno fatto la storia del Patt, compreso il sottoscritto che può andare in giro a testa alta». E critica l’ultima decisione, quella di sacrificare Caterina Dominici per mettere in lista l’assessore Lia Giovanazzi Beltrami.

Duro Hoffer, che nel 2008 si candidò con gli Autonomisti Trentini a sostegno di Divina: «Il Patt è diventato una succursale della sinistra e non si parla se Panizza non è d’accordo». Critico anche Andreotti - «la politica del Patt non mi soddisfa perché ha abbandonato i valori storici e le battaglie degli autonomisti» - ma questo non basta a rompere con il partito, soprattutto ora che potrebbe entrare da protagonista nelle stanze dei bottoni. «Se devo stare con qualcuno oggi, sto con Rossi, anche se al suo posto non mi sarei mai autosospeso dal Patt», dice l’ex presidente, che già all’indomani delle primarie aveva definito il vincitore «attrezzato per governare».

In attesa di cosa deciderà domani l’assemblea del Vat (alle 10 alla Sala della Comunità all’Incompiuta), ieri sera la commissione elettorale del Patt presieduta dal segretario Franco Panizza si è riunita per chiudere la lista che sarà presentata oggi al voto del consiglio del partito. Tra i candidati ci sarà anche il sindaco di Vigolo Vattaro Walter Kaswalder, che non prevede fratture: «Qualche mal di pancia c’è sempre, ma l’ossatura della lista c’è. E se non dovessi candidarmi con il Patt, per dignità me ne starei a casa, non andrei in altre liste». Una risposta ai rumors che lo davano in rotta di collisione con il partito per la candidatura di Lia Beltrami, e corteggiato da Progetto Trentino di Grisenti.

E proprio il candidato presidente di Pt e delle civiche, Diego Mosna, ieri ha ufficializzato l’avvio della sua campagna elettorale. «Il Trentino è la nostra impresa», lo slogan che campeggia sul manifesto dell’imprenditore con i baffi, presidente del gruppo Diatec e della Trentino Volley. E per la sua discesa in campo Mosna sceglie il tema dell’autonomia partendo dalla festa del 5 settembre: «Un rito già stanco della classe politica e burocratico-intellettuale», lo definisce, «se fossi presidente della Provincia ne farei «una festa popolare e un momento di spazio genuino per le relazioni. Mobiliterei, su tutto il territorio, le enormi risorse del volontariato e culturali della nostra terra per fare semplicemente e in modo sobrio festa. Cioè un’occasione di incontro e confronto tra la nostra gente e per rilanciare l’orgoglio di appartenenza ad una comunità. E questo perché l’Autonomia (che cos’era la tanto citata Asar se non un movimento di popolo?) l’ha voluta il popolo».

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