Trento Rise, tesoretto da 76 milioni

Lievitati i finanziamenti provinciali. Timori sulle prospettive e le ricadute


Chiara Bert


TRENTO. Partner italiano dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia, con un «tesoretto» a disposizione lievitato da 20 a 76 milioni di euro. È il finanziamento che la Provincia ha stanziato per «Trento Rise», il maxi consorzio della ricerca trentina. Tante le opportunità, ma anche i dubbi sull'operazione, il disegno ancora incerto, le ricadute economiche e il possibile assorbimento di Fbk. Incertezze e perplessità che si registrano sia in ambito politico che accademico, e a cui ha dato voce in un'interrogazione il capogruppo provinciale del Pd Luca Zeni.

La convenzione dell'aprile 2011 tra Provincia e Trento Rise prevede che «in caso di approvazione da parte dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia della domanda di promozione di Rise allo status di nodo collocato, le parti convergono fin d'ora di aggiornare la presente convenzione. Preso atto del prospettato scenario che prevede un finanziamento della Provincia di 76 milioni di euro, la stessa provvederà al relativo finanziamento tramite risorse che saranno rese disponibili sul bilancio».

Zeni chiede oggi se l'aumento dei finanziamenti provinciali - da 20 milioni in 4 anni a 76 milioni in 5 anni - è automatico o se invece sia necessaria una nuova convenzione. In questo caso - osserva - sarebbe opportuno «accentuare le ricadute economiche e occupazionali sul territorio provinciale». «Anche il Trentino fa i conti con la crisi, l'economia in difficoltà, il taglio delle risorse - spiega il consigliere - la strada maestra per crescere è certo quella di legare i nostri investimenti non più al mattone e all'asfalto, ma al valore aggiunto prodotto da una rete di ricerca con l'università».

Un finanziamento di quasi 80 milioni di euro, è chiaro, fa gola a molti dentro l'ateneo. C'è chi sostiene che, in tempi di magra, tutti questi milioni si sarebbero potuti almeno suddividere su più progetti. Ed è di poche settimane fa lo stop del consiglio di facoltà di Economia alla proposta del preside Collini di istituire un nuovo master proprio in sinergia con Trento Rise: alcuni docenti hanno sollevato obiezioni sull'utilità di un master di questo genere e hanno chiesto che ruolo potrebbe avere la facoltà in questa partnership.

Se Trento Rise si è imposta in Europa a fronte di competitors molto forti come l'Imperial college di Londra - dicono i beninformati - è sì grazie al lavoro svolto dall'Università insieme al sistema della ricerca trentino, ma sicuramente è anche merito di quel cospicuo tesoretto di denaro su cui può contare. Tutti concordano, Zeni per primo, che la sfida porti con sé «opportunità molto forti», ma allo stesso tempo - incalza il capogruppo Pd - «in questo momento ci sono elementi di incertezza, occorre avere un disegno ben chiaro, lavorare in sinergia evitando sovrapposizioni e collegare gli enti con le imprese».

Tradotto, servono più punti fermi su cosa si farà e su quali saranno le ricadute per il Trentino. «Cosa succederà - si chiede ancora Zeni - se i risultati attesi, a quanto risulta misurati anche in termini di nuove imprese create, non sono raggiunti?». C'è poi un altro aspetto, per nulla secondario, che riguarda i futuri rapporti fra Trento Rise e la Fondazione Bruno Kessler (che del progetto è partner fondatore insieme all'ateneo).

Qualche preoccupazione su questo fronte c'è all'interno di Fbk. Claudia Loro, che nella segreteria Cgil segue il comparto della ricerca, ha già chiesto un incontro proprio per capire le prospettive per la struttura. Il timore è che il braccio scientifico della Fondazione possa venire soppiantato da Trento Rise. Su questo punto anche Zeni nella sua interrogazione chiede di sapere se, «vista la possibile sovrapposizione tra alcune delle attività svolte, i rapporti tra Trento Rise e Fbk sono destinati a consolidarsi fino all'assorbimento delle strutture della Fondazione che si occupano di innovazione tecnologica, lasciandole solo la ricerca nelle scienze sociali».













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