Trento, ragazzine offrono sessoin cambio di ricariche telefoniche

Il fenomeno riguarda minorenni ma anche studentesse universitarie. Cresce l'allarme tra gli operatori sociali che registrano sempre più episodi: "Siamo preoccupati rispetto all’uso improprio del corpo, che diventa merce"



TRENTO. Ragazzine che fanno sesso in cambio di una ricarica del telefonino e undicenni sull’orlo del coma etilico al parco. Fenomeni sommersi che gli operatori di strada riescono, più di altri, a far venire a galla. Ne ha parlato martedì sera, all’incontro pubblico sulla sicurezza (reale e percepita) organizzato dalla Circoscrizione San Giuseppe, il presidente della cooperativa Arianna, Maurizio Camin. Sono sei gli operatori che, ogni giorno, nei pub o nelle piazze, in biblioteca o all’uscita dalle scuole, avvicinano i giovani. Scoprendo talvolta verità inquietanti.
 La prostituzione delle ragazzine per le carte telefoniche è una realtà anche in Trentino. Che dimensioni ha questo fenomeno?
 E’ un fenomeno che si sta manifestando, ma non ci sono numeri a riguardo. Vivendo in strada vieni a contatto con questa realtà.
 Si tratta di minori?
 Alcune sono minorenni, ma non solo. Era emerso anche sulla stampa il caso di alcune studentesse universitarie. Siamo preoccupati rispetto all’uso improprio del corpo, che diventa merce. So che dico una cosa molto dura, ma c’è poca consapevolezza, da parte delle ragazze, della ricaduta che questo ha sulla loro affettività.
 A che classi sociali appartengono le ragazze?
 Questo è un altro dato sociologico importante. Non appartengono alle classi meno abbienti. E’ un fenomeno trasversale.
 Come vengono avvicinate dai «clienti»? Via internet?
 Ci sono situazioni o dimensioni che possono essere fonte di pericolo. Internet è una di queste, ma lo strumento non va stigmatizzato. I genitori devono sapere che è necessario presidiarlo, soprattutto quando i figli sono minorenni. Non devono essere lasciati soli davanti al pc. Bisogna vigilare sempre: e questo va fatto in concordanza con le altre agenzie educative, dalla scuola alle altre famiglie.
 I genitori si accorgono di quanto accade alle figlie?
 Non sempre sono i primi a rendersene conto. Ma non si può dire che siano assenti: è molto faticoso capirlo: i ragazzi sono naturalmente molto sfuggenti. Stiamo parlando comunque di emergenze. Nel complesso, il mondo giovanile a Trento è sano. Ciò che non bisogna fare è lasciare sole le famiglie.
 A che futuro vanno incontro queste ragazzine? Oggi un gioco, domani un lavoro a luci rosse?
 Non lo so: non è una cosa lineare. Comunque vada è necessario porre attenzione a questa opzione: l’atto amoroso non va svilito a mero atto biologico. Per questo dico che bisognerebbe tornare a fare educazione sessuale e sentimentale.
 Lei ha parlato anche di undicenni in coma etilico nei parchi cittadini.
 Questo mi preoccupa ancora di più. Ciò che ho detto è che si sta abbassando la soglia. Anche a 11 anni. E l’effetto ultimo è il coma etilico. Anche perché il fisico dei giovani non regge l’alcol.
 Cosa fare dunque?
 E’ importante parlare con i giovani e dare loro la giusta importanza. Capendo il loro modo di stare nella comunità. Senza stigmatizzarlo, ma facendo capire che esistono delle regole. Se la legge fissa il divieto ai minori di 16 anni va fatto rispettare.













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