Trento quinta, ma la classifica sa di beffa 

Considerato solo un decimo della spesa per il welfare. Al palo le retribuzioni delle donne rispetto a quelle degli uomini



TRENTO. L’anno scorso era terza, quest’anno retrocede e si assesta al quinto posto. Per la classifica firmata da «Il Sole 24 ore», che ha messo in ordine le province italiane in base alla vivibilità, in Trentino la situazione è leggermente peggiorata. Anche se ci troviamo sempre fra i primi sette. Primeggia Belluno (in miglioramento) quindi troviamo Aosta, Sondrio, Bolzano. E, appunto, Trento. In coda Caserta, preceduta da Taranto e Reggio Calabria.

Ma per il Trentino sarebbe una classifica distorta. Uno dei valori, infatti, dai dati forniti dalla Provincia, è stato calcolato in difetto. E molto. Si tratta di quello relativo alla spesa sociale pro capite, insomma al welfare. Siamo stati inseriti al 41esimo posto con una spesa per persona che non arriva ai 45 euro. In realtà il valore è 10 volte tanto: 457,3 euro. Questo perché «il nostro sistema - spiega la Provincia - prevede che le risorse vengano erogate oltre che dal servizio politiche sociali della Provincia anche dall'Apapi e dalle Comunità». Guardando le cifre, dal servizio provinciale vengono erogati direttamente 29.856.412 euro, da Apapi (disabilità, anziani e famiglie) 123.050.000 euro mentre i trasferimenti alle comunità di valle per attività socio assistenziali ammontano a 93.420.000.

Sei gli indicatori che sono stati analizzati e valutati e che hanno permesso di assegnare i punteggi: ambiente e servizi, cultura e tempo libero, demografia e società, giustizia e sicurezza, ricchezza e consumi. Partiamo da quest’ultimo indicatore per scoprire che la provincia è all’ottavo posto per il settore e occupa la stessa posizione per quanto riguarda il pil pro capite e per i depositi bancari. E al quarto per la spesa media delle famiglie per beni durevoli (la cifra sfiora i 2.900 euro). E si fanno largo gli acquisti online: siamo 12esimi sul totale delle 110 province.

In provincia è discreto il tasso di occupazione giovanile (18esimo posto, al 22esimo per l’occupazione totale), volano le startup innovative. Capoluogo risparmioso Trento, non generoso nell’erogazione delle retribuzioni, in particolare di quelle delle donne rispetto agli uomini. L’ecosistema urbano è a livelli molto alti, di tutto rispetto anche il gradimento delle strutture sanitarie, che vede una minima migrazione in altre regioni. Una migrazione «obbligatoria» visto che il 15 per cento di pazienti che si fanno curare altrove sono quelli che necessitano di trapianti d’organo e di ricoveri presso reparti di altissima specializzazione (cardiochirurgia pediatrica, unità spinale, grandi ustioni, oncoematologia pediatrica, neurochirurgia pediatrica, nefrologia pediatrica e urologia pediatrica). In farmaci però si spende molto: quasi 400 euro a testa. Diffusa la cultura universitaria e la percentuale dei laureati in provincia. La sicurezza ha buoni livelli, ma le truffe e le frodi informatiche qui sembrano trovare terreno fertile. Ci si ama ma non troppo, dato che l’indice di litigiosità non è tra i più bassi d’ Italia. Spicca il dato della sportività, dove Trento è seconda solo a Trieste. Siamo però all’80esimo posto per gli spettacoli e al 79esimo per il numero di librerie.













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