SANITA'

Trento, primi licenziamenti all'ospedale San Camillo

La clinica gestita dalle suore taglia il personale, sindacati infuriati



TRENTO. La lettera è arrivata due giorni fa, via raccomandata, scritta su carta intestata dell’ospedale San Camillo, per informare tre dipendenti della “risoluzione del rapporto”. Firmato: Lilly Rose Pereppadan, la madre superiora, tanto per dire che le “stangate” possono arrivare anche da parte di una suora dal nome così dolce. Furiosa la Uil che rinfaccia alla Provincia di aver salvato un medico (passato all’azienda sanitaria) lasciando al loro destino i lavoratori licenziati.
 Se vi eravate illusi che un contratto a tempo indeterminato nel settore della salute (quello su cui l’amministrazione pubblica è più impegnata in assoluto) fosse una garanzia a vita, benvenuti nella realtà: ecco a voi i primi due licenziati della sanità trentina (sebbene privata).
 Accade al San Camillo dove la chiusura del laboratorio d’analisi doveva lasciare a casa (questa la minaccia) addirittura dodici lavoratori. Di questo si cominciò a parlare l’estate scorsa, i numeri vennero ridotti a tre e ora è arrivata la lettera di licenziamento per una biologa e due tecnici di laboratorio: “distinti saluti”, chiude la lettera di Suor Lilly che per i diretti interessati - con famiglia a carico - picchia duro come una mazzata.
 Sindacati infuriati (ovvio), ma questa volta nel mirino non c’è il San Camillo che (legittimamente) ha scelto di affidare al Santa Chiara le proprie analisi, bensì l’azienda sanitaria e la Provincia che non si sono fatte carico delle due “vittime” dell’operazione: «Hanno salvato il responsabile del laboratorio Costantino Dilberis - spiega Ettore Tabarelli, della Uil - che è passato al Santa Chiara, ma per i due lavoratori, che certo hanno più difficoltà economiche del loro capo, niente da fare: hanno fatto domanda di mobilità, ma per loro non è arrivata nemmeno la risposta. Eppure c’erano tutti i mezzi per intervenire. E’ la prova che ci sono lavoratori di serie A e di serie B, una vergogna».
 Il licenziamento è ufficiale, ma non tutto è perduto: «Abbiamo chiesto un intervento urgente all’assessore Rossi» spiega ancora Tabarelli che descrive le due situazioni come “drammi familiari”. Mentre il collega Vivian (della Cisl) fa notare che con la chiusura del laboratorio del San Camillo le analisi al Santa Chiara aumenteranno, con la possibilità quindi di assorbire anche i lavoratori tagliati nell’ospedale pubblico.
 Tutto questo mentre è ancora aperta la questione degli arretrati che l’ospedale deve ai dipendenti, accumulati nel periodo tra il 2002 e il 2005 e da allora mai pagati per un totale di 2 milioni e mezzo di euro. E su questo potrebbe inserirsi la Provincia, per cui non è un più un segreto, dopo le anticipazioni del Trentino, c’è anche l’ipotesi di acquisire la clinica.













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