Trento: Piedicastello, 50 milioni di «danni»

Dopo quarant'anni il quartiere risarcito per il disastro urbanistico degli anni'70



TRENTO. Alla fine serviranno quarant'anni e quasi 50 milioni di euro per risarcire Piedicastello dal disastro urbanistico e stradale che negli anni Settanta si abbattè sul più antico borgo di Trento: milioni per spostare la maledetta tangenziale, per far rivivere le gallerie dismesse, milioni - appena stanziati - per togliere la «ciambella» oltre il ponte di San Lorenzo, ricreare la piazza e i giardini. Le foto mostrano meglio di qualunque parola cos'è stata la maledizione di Piedicastello in questi quarant'anni. La riqualificazione è già cominciata con la nuova tangenziale. Ma non basta a far rivivere un quartiere. La frattura, benché ridotta, è ancora lì, quell'intreccio di strade che lo separa dal fiume, che impedisce di vivere la piazza, di valorizzare l'abbazia di Sant'Apollinare. Il Comune ha messo a bilancio nel 2012 tre milioni e mezzo di euro per Piedicastello. È la grande scommessa per risanare la ferita. L'intervento che gli abitanti attendono da anni per riprendersi il loro rione. Ma come si è arrivati a questo? Per capire l'origine del disastro bisogna riavvolgere il nastro e tornare agli anni Sessanta. È una Trento che soffoca per il traffico (come oggi, ma in modo diverso), che la attraversa lungo corso Tre Novembre, piazza Fiera, piazza Venezia. Nasce il bisogno di una circonvallazione: la prima ipotesi la prevede in sinistra Adige, lungo via Sanseverino, ma pare una barriera insanabile tra la città e il fiume, e così sei anni dopo (1968) la grande arteria viene tracciata dove è stata realizzata. A Piedicastello in quel momento i problemi erano altri: prima l'evacuazione per i rischi legati al Doss Trento, poi i fumi dell'Italcementi e il traffico lungo via Brescia. Quando il comitato di quartiere lancia il grido d'allarme sullo smembramento del rione, è già troppo tardi: nel 1972 viene appaltato lo snodo di Piedicastello. Sant'Apollinare viene staccata dal paese, la piazza si riduce a un budello, il quartiere si allontana irrimediabilmente dal resto della città. La protesta degli abitanti esplode nel 1974, ma l'anno dopo la grande rotatoria di svincolo entra in funzione. Serviranno più di trent'anni - e oltre 42 milioni di euro - per dire addio a quella tangenziale. Il costo iniziale della la variante con le nuove gallerie e i nuovi svincoli era di 37 milioni e mezzo nel 2002, alla fine è lievitato a 42,7 milioni. Il 12 novembre del 2007 i «pedecasteloti» hanno festeggiato occupando a piedi i vecchi tunnel ormai svuotati dalle auto. Sarebbero diventati le attuali gallerie-museo, un investimento culturale di oltre un milione di euro. Ma non bastava - e tutti lo sapevano - per recuperare il borgo, il più antico di Trento. Per la rinascita bisogna abbattere altre barriere, demolire la rotatoria, ricreare la vecchia piazza con i giardini. Il progetto è del 1999, architetto Alda Rebecchi. Oggi ci sono 3,5 milioni stanziati. E poi la grande sfida dell'Italcementi: un quartiere al posto dell'ex fabbrica. Piedicastello aspetta ancora.

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