Trento: più di 700 laureati in corsa per 9 posti fissi

Le domande sono arrivate da tutta Italia, ma i «cococo» avranno punti in più


Luca Marognoli


TRENTO. Cresce la fame di lavoro tra i laureati. Una fame che fa venire la bava alla bocca quando "in palio" c'è il miraggio del posto fisso. Lo dicono i numeri: sono 712 i candidati in corsa per 9 posti in Provincia, qualifica di funzionario socio-assistenziale nel ramo delle politiche del lavoro. Gli aspiranti accorrono da tutta Italia, isole comprese, con in mano diplomi nelle materie più disparate. Il concorso - spiega Stefano Galvagni della Uil funzione pubblica - è stato bandito «per stabilizzare i "cococo" che già collaboravano con la Provincia». I posti complessivi sono 60, suddivisi per figure professionali, «ma il numero di precari è molto più alto: si aggira attorno a 150 unità». Chi presta opera di collaborazione coordinata e continuativa avrà un punteggio supplementare per il lavoro svolto finora in Provincia. Ma prima le prove bisogna passarle. «Le 712 domande vengono da tutta Italia: mi hanno contattato dalla Sicilia e dalla Sardegna per avere il materiale su cui studiare», spiega il sindacalista. «Le lauree sono nelle materie più diverse, dalle scienze religiose alla chimica. In questo periodo i laureati non trovano nulla e uno ci prova comunque. Basta guardare cosa offre l'Agenzia del lavoro: il reclutamento è fermo». A metà gennaio ci sarà il primo scritto, poi seguirà il secondo e, per chi l'avrà superato, l'orale. Gli altri 51 posti saranno banditi entro la primavera. «Anche lì arriveranno tantissime domande. Cercano funzionari ambientali, economico-finanziari e amministrativo-organizzativi. La laurea è richiesta per tutti, tranne che per gli assistenti storico-culturali (una decina di posti) dove basterà il diploma». Ma il sindacato sta giocando anche altre partite. Muse, Mart e Buonconsiglio. Il precariato è molto diffuso nei musei. «In quello di scienze naturali su 120 dipendenti, 80 sono precari e 30 dovrebbero entrare a ruolo avendo già fatto il concorso, al Mart sono 25 su 45 e al Buonconsiglio 3», riassume Galvagni. Si usa il condizionale perché nulla è ancora certo. «E' la Provincia ad aver scelto il tempo determinato per tre anni, con l'impegno esplicito a trasformarlo in indeterminato. In seguito però si è rimangiata la parola e noi siamo qui a lottare da un anno perché sia rispettata quella promessa. Il protocollo l'ho firmato e mi ricordo le parole dette in quella sede. Oggi vorrebbero che tutti facessero un nuovo concorso, ma sarebbe una barzelletta: Dellai dice che quello già esperito potrebbe essere impugnato, io rispondo che è stato fatto su posti vacanti con tutti i crismi del concorso pubblico». In commissione legislativa è stato approvato un emendamento, presentato dall'assessore Cogo, perché i precari siano regolarizzati. Ora toccherà al consiglio decidere e intanto la tensione sale. «Ci sarà un presidio di precari il giorno in cui si discuterà l'articolo in aula, probabilmente giovedì. Il punto è che avendo tanti anni di precariato, se non venissero assunti, sarebbero fuori da tutto». Provincia: chi è in attesa. Ci sono poi i precari rimasti in fondo alle graduatorie. Per la Provincia e gli altri enti strumentali, nel 2006 erano state previste 180 assunzioni diluite su più anni: 90 persone sono state assunte da graduatorie di concorsi pubblici e 90 da graduatorie di concorsi riservati previsti dalla legge 10 del 1996 (mirata, appunto, a stabilizzare i precari). «Ma siccome in Provincia ci sono 70-80 pensionamenti l'anno, e c'è bisogno di sostituire chi va via, il sindacato si sta battendo perché siano almeno parzialmente rimpiazzati. Restano da collocare 23 persone provenienti da concorsi riservati. C'è anche qui un impegno politico finora disatteso: da un anno l'assessore Gilmozzi presenta la delibera ma Dellai dice che non è prioritaria. Il milione stanziato in estate per il precariato è stato usato per i cantonieri, cosa sicuramente giusta, ma anche per dare incarichi speciali in continuazione. Intanto molte di queste persone sono a casa da più di un anno».

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