RIFORMA DEL COMMERCIO

Trento: negozi aperti a staffetta 40 domeniche l'anno

La riforma provinciale liberalizza le aperture festive nel capoluogo: centro storico, periferia e centri commerciali si alterneranno


Luca Marognoli


TRENTO. Quaranta domeniche l’anno. La riforma del commercio targata Olivi dà a Trento un “tesoretto” cospicuo, che Palazzo Thun potrà gestire in completa autonomia. L’assessore Fabiano Condini ha già pronto un progetto: aperture alternate, o se preferite a staffetta, fra centro storico e centri commerciali. Una proposta per ora sulla carta, che andrà discussa con le categorie.
 Ha motivo di essere soddisfatto Condini. La precedente bozza del testo concedeva infatti a Trento e Rovereto solo le quattro domeniche di dicembre più altre dieci. «La proposta che è uscita dalla giunta è diversa», spiega l’assessore comunale alle attività economiche. «Non c’è più il riferimento alle due città principali del Trentino, che potranno quindi chiedere di essere classificati come “comuni ad attrazione commerciale” in base a criteri che la giunta deciderà». Ma il capoluogo i numeri ce li ha tutti. «Fra i criteri c’è la densità commerciale, che a Trento è dieci volte superiore rispetto agli altri comuni. Non sarebbe stato giusto mettere un limite a noi e lasciar aprire liberamente a Lavis».
 Nelle linee guida della riforma, che venerdì in giunta provinciale ha mosso i suoi primi passi, i comuni sono stati infatti suddivisi in tre categorie: “ad alta vocazione turistica”, con libertà di aprire durante l’intero arco dell’anno, “ad attrazione commerciale”, con un tetto di 40 domeniche dosabili dal consiglio comunale sia in quantità che fra le singole zone, e i comuni rimanenti, che manterranno le domeniche di dicembre più 4 durante l’anno.
 Il passo avanti per Trento è notevole. Di fatto il capoluogo potrà tenere aperti i negozi la domenica per dieci mesi l’anno, cosa che finora avveniva solo a Pergine (si veda il caso Shop Center Valsugana), a Borgo e a Calceranica.
 Ma i sindacati, come era prevedibile, sono scesi sul piede di guerra. Il timore principale è che il peso della riforma ricada solo sulle spalle dei lavoratori. Condini mette le mani avanti: «Non c’è nessuna intenzione di penalizzarli. La mia idea è che la domenica ciascuno dovrebbe essere a casa con la propria famiglia. Non c’è nulla di precostituito: approvata la legge, si andrà avanti con le 4 domeniche di dicembre più le altre 5». Ma c’è un però. «Il problema è che il mercato si sta evolvendo e in un contesto di calo dei consumi, avere concorrenti che aprono la domenica pone degli interrogativi. Ci sono 800 attività commerciali in centro e credo che sia interesse comune, soprattutto degli operatori, che questo comparto progredisca». Il numero delle domeniche e l’articolazione per zone dovrà essere stabilito dal consiglio comunale. «Chiaramente saranno prima sentite le associazioni di categoria e i sindacati», precisa Condini. «Se assieme si deciderà di far fronte alla concorrenza, credo che l’ipotesi di aperture domenicali non vada esclusa in partenza».
 E su questo l’assessore ha le idee chiare. «Aprire in modo episodico, ancorché in giorni legati ad eventi di grande attrattiva, non porta benefici: l’abbiamo visto per il Festival dell’Economia. Li porterebbe invece un’apertura stabile o programmata, che diventi riconoscibile dal consumatore». Condini pensa ad una «periodicità definita, dove i centri commerciali tengano aperto una domenica e il centro storico quella dopo. Oppure un mese gli uni e un mese l’altro. Ma sono solo ipotesi: punti di partenza di una discussione che coinvolga tutti».
 Quanto alla competenza sui centri commerciali, Condini giudica «importante che la Provincia si sia avocata la regia, ma altrettanto importante che il comune interessato sia consultato in modo che la scelta sia condivisa».













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