Trento: l'inceneritore tornerà in consiglio comunale

Seduta straordinaria chiesta dalle minoranze. La Lega: pronti al referendum


Luca Marognoli


TRENTO. Un consiglio straordinario dove riaprire il dibattito sull'inceneritore. Lo hanno chiesto, e ottenuto come previsto da regolamento per chi raccoglie le firme di almeno 10 consiglieri, i componenti delle opposizioni a Palazzo Thun. «Sarà una sorta di ultima spiaggia - dice Nicola Giuliano del Pdl - prima che vengano prese decisioni irrevocabili». Ma la Lega pensa già a un nuovo referendum. Le minoranze rivolgono «un forte appello a tutti i soggetti che hanno proposto una riflessione sul tema, dalle associazioni ai sindacati, a partecipare alla serata», la cui data sarà fissata a breve. Il fatto che il primo bando per la realizzazione dell'impianto sia andato deserto ha riacceso le speranze all'interno del fronte del no. Che accusa Comune e Provincia di volere prendere una decisione sulle teste dei cittadini, senza accettare alcun contributo da parte della società civile. «Stanno elaborando nuove soluzioni - afferma Giuliano - ma di più non è dato sapere e la cosa a nostro avviso è grave: nulla sul tipo di tecnologia sulla quale stanno lavorando, nulla sul tipo di affidamento che sarà prescelto: diretto in house, diretto a Dolomiti Energia o a un'azienda speciale creata ad hoc, oppure gara con bando rivolto al mercato. Solo la maggioranza ha il dogma dell'inceneritore, mentre da più parti, quasi coralmente, si sostiene che l'incenerimento è una tecnologia vecchia. Noi non abbiamo una ricetta da imporre né un interesse specifico: quello che vogliamo è la possibilità di discuterne ancora affinché sia scelta la soluzione più innovativa e meno nociva per la salute». Il timore è che l'amministrazione ricorra a quello che Giuliano chiama «il solito carrozzone pubblico, con costi fuori controllo, magari attraverso la costituzione di un'azienda speciale o con un'iniziativa di tipo sovietico. Proprio per questo abbiamo presentato un ordine del giorno in cui chiediamo l'impegno della giunta a non aumentare le tariffe rispetto a quanto previsto nel bando andato deserto». Nel documento viene proposto anche il divieto di importazione di rifiuti da fuori provincia, oltre al mantenimento del project financing. Un ulteriore punto - ha spiegato Andrea Merler, vicepresidente della commissione ambiente - riguarda la formulazione di un bando che non prevede in via esclusiva l'incenerimento ma «la chiusura del ciclo rifiuti ampliando le maglie a più tecnologie». Una di queste sarà illustrata stasera in commissione, dove però la giunta non sarà presente. «Così facendo, rifiuta il confronto con gli organi di indirizzo del consiglio. Vuole fare solo di testa sua». Anche Vittorio Bridi della Lega ha invitato a prendere atto che «ci sono delle alternative, dal biogas all'autoclave». Altrimenti - ha avvisato - «credo che l'unica cosa da fare sarà riproporre l'iniziativa del referendum: quando fu fatto il primo la gente non aveva ancora consapevolezza dei danni che l'incenerimento produce». Antonio Coradello ha invitato Palazzo Thun a puntare su una tecnologia innovativa, all'altezza dei livelli di eccellenza trentini, mentre Francesca Gerosa ha accusato la maggioranza di chiusura e scarsa responsabilità.

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