«Trento, il Comune baluardo di normalità durante la guerra» 

La tesi di laurea di Luca Filosi (Scienze storiche) ricostruisce il ruolo fondamentale del Municipio nel primo conflitto


di Martina Bridi


TRENTO. La tesi di laurea “Amministrare una città in guerra: Trento 1914-1918” di Luca Filosi, classe 1993 di Trento laureato lo scorso 21 marzo in Scienze Storiche, analizza gli eventi storici del capoluogo trentino tra l’inizio del 1900 e la fine della Prima Guerra Mondiale dal punto vista inedito, quello socio-economico e politico-amministrativo. “Esistono poche pubblicazioni dedicate a questo argomento, che si inserisce all’interno del contesto di studi europei sul cosiddetto “fronte interno” dei paesi belligeranti inerente gli effetti della guerra sul territorio, le conseguenze in campo economico e sulla popolazione civile”.

Che ruolo rivestiva Trento a inizio Novecento?

“Trovandosi a poche decine di chilometri dal fronte ed essendo situato al centro della Valle dell’Adige, la città rappresentò un caposaldo nevralgico del sistema logistico e amministrativo austriaco, oltre che un centro di smistamento designato per le truppe in arrivo da nord.”

Cosa accadde con lo scoppio della guerra nel 1914?

“La popolazione vide sconvolta in breve tempo la propria esistenza e dovette imparare a convivere con un nuovo clima di precarietà costante che si diffuse già a partire dalla mobilitazione generale di fine luglio, quando le prime centinaia di soldati trentini lasciarono le proprie abitazioni destinati al fronte orientale. Coloro che poterono restare dopo le evacuazioni del 1915 conobbero, invece, un modo di vivere inedito, in tutto condizionato dalla presenza dell’elemento militare. Dall’esautorazione nel 1915 del potere civile in carica sostituito da un Amministratore ufficioso prima e da un Commissario governativo in seguito, si giunse ai sacrifici legati alle restrizioni belliche e al diffondersi di varie malattie contagiose, tra cui colera, vaiolo e malaria."

E dal punto di vista dell’amministrazione della città?

“La complessa macchina amministrativa del capoluogo non cessò mai di funzionare e, al contrario, dimostrò una sorprendente continuità anche nei frangenti più difficili e drammatici come in occasione dell’afflusso di decine di migliaia di soldati nella primavera del 1916 prima della Strafexpedition contro l’Italia. Il Comune rimase attivo, seppur limitato nelle sue prerogative, come unico baluardo di “normalità” a servizio della cittadinanza. Tutto questo si verificò nonostante la guerra infuriasse a poche decine di chilometri di distanza e la realtà quotidiana fosse stata pesantemente alterata attraverso evacuazioni, un movimento di truppe mai conosciuto prima e uno sconvolgimento nei ritmi di vita delle persone che restarono”.

Quali sono i suoi prossimi obiettivi?

“Mi piacerebbe veder pubblicata la mia tesi: per me rappresenterebbe il coronamento di un percorso di studi durato cinque anni nel quale ho creduto con forza fin dall’inizio e inoltre credo che la grande massa documentaria che presento nella mia ricerca possa contribuire in qualche misura ad approfondire un po’ di più la storia della mia città”.

E professionalmente parlando?

“Spero di riuscire ad avvicinarmi sempre più al settore della ricerca e della divulgazione storica. Mi piacerebbe molto anche sperimentare l’attività in un museo come guida o curare un allestimento tematico simile a quelli, molto interessanti, che sono stati fatti ad esempio alle Gallerie di Piedicastello.”













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