Trento: foto osè spedite via mms, in due a processo

Un ragazzo chiedeva immagini ad adolescenti in cambio di ricariche. A giudizio anche un pensionato



TRENTO. «Vuoi diventare la mia fidanzata di mms?» Così, con questo messaggio, inizia una relazione che è totalmente virtuale e basata sullo scambio di foto. Foto che ha volte sono decisamente osé. E così è anche iniziato uno scambio di mms che ha portato un ragazzo poco più che maggiorenne e un pensionato in tribunale con accuse pesanti. Il primo deve rispondere di scambio di foto pedopornografiche, il secondo «solo» di detenzione. Le «fidanzatine» ritratte negli scatti, infatti, erano ragazzine fra i 14 e i 16 anni. Una storia sulla quale la giustizia deve ancora prendere le sue decisioni ma che colpisce, soprattutto perché racconta di una nuova «moda» in voga fra i più giovani. Tutto nasce dal passaparola. Si chiede ad un amico il numero di una ragazza. A quest'ultima di spedisce un sms chiedendole di diventare una fidanzata virtuale. I due non si conoscono, non si sono mai visti, e la loro relazione è basata unicamente sullo scambio di fotografie via mms. Fotografie decisamente esplicite che ritraggono parti intime, magari celate dalla biancheria. Se il giovane implicato nella vicenda pare non abbia mentito sulla sua età, il sessantenne dava (anzi digitava) informazioni false, spacciandosi per un ventenne. Nel suo caso la procura gli contesta il possesso di immagini che vengono definiti pedopornografiche relative a due adolescenti. Sul telefono del ragazzo, invece, sarebbero state trovate immagini di sei ragazzine, una delle quali non aveva neppure 15 anni. Sempre in questo caso a dare l'impulso all'indagine è stata la mamma di una di queste giovani che avrebbe trovato sul telefonino della figlia. E così si è arrivati al ragazzo, allora poco più che maggiorenne. In tre casi ci sarebbe stata anche la proposta di pagare l'invio di queste immagini con delle ricariche telefoniche. Da sottolineare che non tutte e sei le giovani avevano accettato di inviare i loro scatti privati al giovane. Giovane che avrebbe utilizzato le immagini ricevute per convincere altre ragazze a fare altrettanto. In pratica ha inviato loro gli scatti ricevuti. Ed è in questo modo che la sua posizione si è aggravata: da detenzione di materiale pedopornografico, il reato è diventato detenzione e diffusione di immagine pedopornografico. Una vicenda giudiziaria che, come abbiamo detto, è ancora tutta da scrivere ma che ha aperto uno squarcio su un modo di rapportarsi e di vivere il proprio privato che a molti adulti (e quindi molti genitori) è forse sconosciuto o considerato lontano da una realtà piccola come è il Trentino.

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