Trentino, il Consiglio di Stato decide se annullare l'elezione di Dellai del 2008

C'è attesa per la sentenza sul ricorso della Fiamma tricolore contro il voto delle elezioni provinciali del 2008, viziato dall'esclusione dell'Udc che aveva presentato la lista in ritardo. Le analogie con il caso Lazio



TRENTO. L’ombra del caos liste alle elezioni regionali del Lazio, con le polemiche sull’esclusione del Pdl, si allunga sul futuro della giunta della Provincia autonoma di Trento guidata da Lorenzo Dellai, fresco alleato di Francesco Rutelli nell'Api.

E' attesa per oggi la sentenza del Consiglio di Stato sul ricorso della Fiamma tricolore sulla legittimità della tornata elettorale effettuata nel novembre 2008 per l'elezione del presidente e del Consiglio della Provincia autonoma di Trento.

Il ricorso contesta il voto disgiunto, avvenuto per la prima volta nella storia dell'autonomia, tra le Province autonome di Bolzano e di Trento. Al riguardo viene ipotizzata la violazione dell'art. 48 dello Statuto di autonomia della Regione Trentino Alto Adige-Suedtirol, che prevede lo svolgimento contestuale del voto in tutto il territorio.

Si era votato in questo caso il 26 ottobre in Alto Adige (che era la data prestabilita) e il 9 novembre a Trento. Lo slittamento in Trentino era stato causato dalle procedure che avevano visto l'esclusione dalla competizione elettorale della lista dell'Udc, decisa prima dalla Commissione elettorale provinciale di Trento, poi ribaltata dal Tar, infine, riconfermata dal Consiglio di Stato, su ricorso della Lega Nord.

La ragione dell'esclusione era stata la mancata convalida da parte di un pubblico ufficiale della firma del segretario provinciale del partito sotto la lista dei candidati dell'Udc. Dal canto suo Dellai si dice tranquillo: "Non perdo il sonno per questa vicenda".

Con una memoria scritta in tutta fretta e depositata venerdì scorso, l’avvocato Stefano Galli - che assiste la Fiamma tricolore - ha chiesto che il Consiglio di Stato estenda anche al “caso Udc” trentino l’interpretazione autentica del governo Berlusconi sulle norme in materia elettorale stabilita con il recente decreto del 29 febbraio, provvedimento tagliato su misura per porre rimedio all’esclusione della lista Pdl in Lazio.
 
Il Consiglio di Stato ha stabilito che l’interpretazione autentica è applicabile anche alla normativa regionale in tema di elezioni. Cosa vuol dire in termini pratici? Secondo il legale della Fiamma l’interpretazione del governo (legata a tempi e modi della presentazione delle liste) se applicata al caso trentino, avrebbe come conseguenza l’automatica riammissione della lista dell’Udc, con il risultato di annullare l’esito elettorale del 2008 e rifare tutto daccapo.

Ma la vita delle istituzioni trentine - consiglio e giunta - è legato anche ad un altro punto sollevato nel ricorso della Fiamma, la mancanza di contestualità nello svolgimento delle elezioni tra la provincia di Bolzano e quella di Trento.

La vicenda dell’esclusione dell’Udc aveva obbligato Trento a posticipare di due settimane il voto rispetto al calendario fissato per la Regione. In questo contesto Bolzano preferì non attendere il rinvio di due settimane e andò alle urne nella data fissata. In provincia di Trento, al contrario, si votò quinidici giorni dopo proprio per rispettare i tempi minimi di pubblicazione delle liste, depurate dell’Udc.

Dellai dovette scegliere tra due mali minori: quello di rispettare la contemporaneità di voto tra le due province e quello di esporsi a ricorsi per non aver rispettato i tempi di pubblicazione delle schede. Venne scelta la prima via che - secondo il ricorso della Fiamma - violerebbe lo Statuto di Autonomia e renderebbe illegittimo l’appuntamento elettorale.
 
Illustri giuristi e uomini politici (come Marco Boato) che conoscono a fondo lo Statuto di Autonomia hanno assicurato che questa fu la via migliore che si potesse scegliere in quella complicata situazione. Il problema, però, è tutto interpretativo e dunque il rischio che il Consiglio di Stato scelga una strada diversa nella lettura della norma esiste.

Tuttavia il presidente Lorenzo Dellai continua ad ostentare sicurezza. Anche ieri, a chi glielo ha chiesto, ha risposto di non temere il pronunciamento dei giudici (che comunque si dovrebbero riservare la decisione, depositandola tra qualche settimana): «Non perderò neanche un minuto di sonno perché credo che siamo nel giusto e poi perché non dipende più da me».













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