Trentino: 13 chiese sotto protezioneArriva l'antifurto negli edifici sacri

Contro i ladri la Provincia stanzia 90 mila euro per i sistemi antifurto



TRENTO. Si sa che lo sguardo divino aleggia ovunque, soprattutto dentro le mura parrocchiali. Ma di fronte a un profanotore di chiese il rimedio più efficace è forse un banale antifurto. Lo hanno capito anche i parroci che sempre più frequentemente proteggono le parrocchie con sofisticati sistemi di controllo. Quest'anno il costo a carico della Provincia sfiora i 90 mila euro.
Nell'ultima tornata di determinazioni provinciali, la Soprintendenza per i beni architettonici ha disposto l'assegnazioni di contributi per 88.900 euro a tredici parrocchie del Trentino che nei mesi scorsi avevano fatto richiesta alla Provincia di compartecipare alla spesa per la messa in sicurezze delle relative chiese. L'esigenza di protezione è un fatto recente e risale a non più di tre anni fa quando - in seguito ad una impressionante serie di furti e danneggiamenti sacrileghi - la Provincia decise di provvedere ad una mappatura del patrimonio artistico a rischio contenuto in una trentina di chiese sparse sul territorio.
Il risultato è stata la decisione di contribuire economicamente (con un sostegno oggi portato al 90% dei costi) all'installazione di sistemi antifurto in grado di tenere alla larga i malintenzionati. In genere il sistema funziona con trasmissione di dati via cavo schermato con sensori antintrusione a infrarossi e sensori a segnalazioni acustiche collegate a sirene. Il tutto governato da una centralina programmabile.
Tanta tecnologia (che prevede anche l'uso di sistemi di controllo gsm) ha il suo prezzo. Si va dai 2.300 di contributo concessi alla parrocchia di Sopramonte per l'adeguamento di un sistema antifurto già esistente, fino ai 13.500 euro concessi alla parrocchia di Tiarno di Sotto per l'installazione «ex novo» delle protezioni tecnologiche. Ma interventi sono stati previsti anche a Calceranica, Bezzecca, Ossana, Castelnuovo, Molina di Ledro, Lover (Campodenno), Pergine, Canal San Bovo e Villa Lagarina. «In qualche caso - spiega il dirigente della Soprintendenza Sandro Flaim - abbiamo protetto l'intero edificio parrocchiale. In altri casi, invece, ci siamo concentrati su singole opere sistemando gli allarmi dietro statue e quadri».













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