la testimonianza

«Torino, così ci siamo salvati dalla folla»

Thomas Deavi e il figlio si sono aggrappati a una colonna: «Tutto attorno le persone cadevano. Ho visto tanto sangue»


di Luca Marognoli


TRENTO. Un maremoto di folla. Come uno tsunami, ma fatto di uomini, donne e bambini. Due ondate a tre minuti l’una dall’altra, che si sono sollevate in mezzo a piazza San Carlo per abbattersi violente sui lati, nelle gallerie, dove chi cadeva veniva travolto e ricoperto da altri corpi. Thomas Deavi, 43 anni, di Trento, cotitolare del bistrot La Corte di via degli Orbi, era lì, con il figlio di 11 anni: si sono salvati restando aggrappati alla colonna che avevano “conquistato” alle quattro del pomeriggio per consentire al ragazzino di appoggiarsi su un rialzo che gli permettesse di vedere il maxischermo collegato con Cardiff.

Un salvagente provvidenziale. «Io che sono molto alto - racconta - ho iniziato a vedere questo movimento terrificante. Sono stato a diversi concerti, come a quello dei Pearl Jam, e all’inizio ho pensato che fosse scoppiato un pogo scatenato. La folla si è spostata prima dal davanti verso il dietro della piazza, poi tutti si sono diretti verso di noi, che eravamo sul lato opposto». Con padre e figlio c’erano altre tre persone: Manuel Bazzanella, 41 anni, Umberta Bazzanella, 44, e il nipote di lei di 15. «Erano più avanti e verso il centro della piazza: li ho visti scaraventati sotto il portico, una quindicina di metri più in là. Io ero sulla colonna e tenevo stretto mio figlio: sulla nostra sinistra cadevano perché era molto stretto, sulla destra finivano ammassati contro il muro. Manuel e Umberta erano a terra: il nipote di lei, rimasto in piedi, li ha aiutati a rialzarsi, altrimenti rischiavano di restare schiacciati...».

Momenti in cui c’è poco tempo per pensare. Ma a Thomas Deavi è venuto in mente l’Heysel, come un flash: «Un amico torinese di Manuel, che ci era stato, al mattino ci aveva raccontato di quell’onda tremenda. È stato come una premonizione. Avevo negli occhi Bruxelles e mi è sembrato di riviverlo».

Ma non era finita: «Il brutto è che tre minuti dopo è successo di nuovo: una specie di onda di risacca ancora più forte. Tanto che mio figlio, che prima era rimasto tranquillo, si è messo a piangere. Io gli ho detto: restiamo qui, che è il posto più sicuro. Ho fatto il servizio militare nei carabinieri sono stato al G8 di Genova, ma un terrore come quello di sabato non l'avevo mai vissuto. Era un movimento incontrollabile. Le forze dell'ordine c’erano solo all'ingresso. E controllavano solo se avevi vetro all'interno dello zaino, tastandoli con le mani. Ma nella piazza era pieno di ambulanti che le bottiglie le vendevano. Motivo per cui il 90% di chi è finito all’ospedale aveva ferite da taglio. Alle gambe, alle mani, alla faccia: ho visto tanto sangue. E anche denti rotti, una caviglia piegata... Ci è rimasto a tutti in mente un rumore: quello di vetro frantumato».

Scampati indenni alle due ondate, Deavi e figlio hanno iniziato a vedere arrivare camionette di vigili del fuoco e polizia: «L'altoparlante ha pregato tutti di uscire in maniera tranquilla. Eravamo fuori quando la partita doveva ancora finire. La città era in pieno subbuglio. Ci siamo trovati con gli altri dopo mezz'ora in un bar di piazza Vittorio Veneto: ci hanno detto che c'era gente che scappava anche lì, a 2 chilometri di distanza. Un fuggi fuggi generale: sembrava Pamplona. Ma scappavano da cosa? In piazza non abbiamo sentito alcun botto. Manuel diceva: mi aspettavo da un momento all’altro di trovare uno con il mitra. Invece è stato solo panico».

Il gruppo è riuscito a tornare al camper parcheggiato a Moncalieri solo a notte fonda: «Taxi non ce n'erano, gli unici mezzi che vedevi erano ambulanze e mezzi di vigili del fuoco e polizia. Alla fine è stato l'amico torinese a darci un passaggio».

Agnelli ha detto che la prossima volta sarà a Kiev, l’anno prossimo, ma Thomas non ci sarà: «Andremo al bicigrill o in piazza Fiera. Ho ancora in mente le persone viste in piazza San Carlo nel pomeriggio: un padre con sulle spalle una bambina piccola, una madre con il passeggino... Mi chiedo che fine abbiano fatto».













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