Tonini: «Faccio un passo indietro se lo fa Rossi» 

Offerta dell’esponente Pd al Patt: «Scegliamo insieme il candidato e costruiamo una coalizione vincente». Ma il governatore risponde picche 


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Non è ancora finita. Chi pensava che il voto, assai sofferto, con cui il parlamentino Upt ha approvato l’accordo con l’Alleanza democratica e popolare per l’autonomia mettesse fine alla telenovela del candidato del centrosinistra, ha dovuto constatare di essersi sbagliato di grosso. Come se mancassero ancora molti mesi alle elezioni, come se ci fosse tutto il tempo di questo mondo e non poco più di un mese, l’area di quello che un tempo fu il centrosinistra autonomista ancora aspetta. Tratta e aspetta. Sì, ma cosa aspetta? Non Godot, ma aspetta che il Patt ci ripensi e torni all’ovile in cambio della possibilità di scegliere il candidato presidente insieme al Pd e agli altri membri della coalizione. Sì, perché il candidato dell’Alleanza è Giorgio Tonini, ma lo stesso Tonini si è reso conto, dopo il voto dell’Upt, che la coalizione ha un grosso problema nelle valli, con i vari Mario Tonina e Pietro Degodenz che potrebbero anche guardare ad altri lidi, anche se loro smentiscono. Così già lunedì sera ha dato incarico a vari ambasciatori dell’Upt di contattare Rossi per fargli una semplice proposta: «Faccio un passo indietro se lo fai anche tu e insieme scegliamo un terzo candidato in grado di mettere insieme tutta la coalizione e di rafforzarla anche al centro». Un ramoscello d’ulivo che non è stato accettato dal presidente uscente che, per il momento, va avanti per la sua strada dell’accordo con l’Svp. Ugo Rossi smentisce anche di aver ricevuto offerte dagli ambasciatori: «Non ho parlato con nessuno. Noi andiamo avanti sulla nostra linea con coerenza per rispetto degli elettori. Abbiamo assistito a un balletto continuo, ma noi siamo coerenti».

Tonini, però, ancora una speranziella ce l’ha: «Noi lasciamo aperta la porta fino all’ultimo istante. Possiamo ancora costruire una coalizione con possibilità di vincere insieme al Patt. Io faccio un passo indietro se anche Rossi lo fa e insieme costruiamo una coalizione vincente». Così è già partito il totonomi con gli sherpa dei partiti che si sono scervellati a pensare al profilo giusto. Un candidato che possa piacere sia al Patt che al Pd, ma anche all’Upt e a Futura 2018. Quindi un centrista, ma non troppo, un uomo delle valli, ma con un occhio alle città, un autonomista, ma anche un po’ di sinistra. Una specie di ircocervo, per rubare ad Aristotele la definizione di un profilo che in realtà non esiste. A dire il vero chi si è esercitato in questo disperato gioco dell’ultima ora ha provato a buttare lì due nomi, così, tanto per vedere l’effetto che fa. Il primo è stato quello di Giuseppe Detomas, uomo della Ual che aveva già detto di non volersi ricandidare, ma che di fronte a una tale richiesta sarebbe anche pronto a ripensarci. Il secondo nome uscito dal cilindro è quello di Beppe Zorzi, ex consigliere per un pezzo di legislatura nella Margherita e più di recente molto vicino a Rossi per essere il responsabile del rapporti con l’Euregio della Provincia. Insomma, un profilo alla Giuseppe Conte. Ma il tentativo non sembra avere lo stesso esito che ha avuto a livello nazionale. Anche Giampiero Passamani, che al Parlamentino Upt ha votato contro l’accordo, un po’ ci crede: «Io penso che ancora ci sia una possibilità. Tonini ha capito che c’è un problema e da persona intelligente qual è ha proposto una soluzione che pure comprende la sua rinuncia alla candidatura. Adesso sta al Patt dire se torna sui suoi passi oppure se insegue altri progetti. Con Ghezzi che recupera i voti persi dal Pd a sinistra e il Patt sarebbe una coalizione con buone possibilità. Io, per quanto mi riguarda, non andrò mai nel centrodestra». Il suo compagno di partito Degodenz è sulla stessa lunghezza d’onda: «Io al 99% ci sarò alle elezioni. Certo, non sono uno che fa il salto della quaglia». Ma resta il problema di un centro che rischia di squagliarsi. Passamani lo ribadisce: «Io mi sono dimesso da portavoce perché alla fine la mia proposta non è passata. L’ho detto all’assemblea dell’altra sera: tutti mi venivano dietro nel dire che c’era necessità di rafforzare il centro, nel dire che in un’Europa che va a destra non ha molto senso avere un candidato molto targato a sinistra».















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