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Tonina: «La diga del Vanoi non si farà mai». Ma il Consorzio insiste

Invitato dal sindaco di Lamon, il vicepresidente ripete che Trento si opporrà in tutti i modi al progetto della Regione Veneto 


Gigi Zoppello


LAMON. La diga sul Vanoi che la Regione Veneto, tramite il Consorzio Bonifica del Brenta, «non si farà». È quello che i sindaci della zona volevano sentirsi dire, ed è quello che il vicepresidente della giunta provinciale (e assessore) Mario Tonina è andato a dirgli, proprio sul crinale della val Cortella dove il «serbatoio» si vorrebbe costruire.

Un incontro che è servito a chiedere conto di tante domande. A ricevere a Mario Tonina c'erano il giovane sindaco di Lamon, Loris Maccagnan, e il suo vice Gian Pietro Da Rugna; ma anche il sindaco di Canal San Bovo Bortolo Rattin e quello di Cinte Tesino, Leonardo Ceccato. Perché la diga sorgerebbe al confine di Lamon (tecnicamente: metà diga sarebbe su Lamon, il resto su territorio trentino) ed il l bacino della diga - lungo 4,5 chilometri, per 33 milioni di metri cubi d’acqua - sarebbe tutto in terra trentina: la sponda destra orografica su Cinte, quella sinistra su Canal San Bovo.

«La mia posizione su questa opera è sempre stata chiara - ha detto loro Tonina, rassicurando - Non si deve fare e non lo permetteremo. Prima che una decisione politica, sono i tecnici a dire che la val Cortella è una zona che presenta tutta una serie di criticità dal punto di vista geologico e idrogeologico».

E il sopralluogo è stato proprio nel punto della grande frana che nel 2010 si è abbattuta sul torrente, documentata su queste pagine l’altroieri con le foto di Renato Orsingher.

Tonina ha anche spiegato che il governatore Luca Zaia si è mosso da solo, senza coinvolgere Maurizio Fugatti o la giunta: «Lo hanno fatto senza mai essersi confrontati con noi - garantisce Tonina - Su questo tema Zaia non ha mai contattato il presidente Fugatti». Affermazione smentita nell’aula del Consiglio Regionale Veneto, dal capogruppo leghista Pan, nella seduta di quasi un anno fa nella quale dichiarava che sono stati avvertiti la Provincia di Trento e Dolomiti Energia (ed è nel verbale pubblico della sessione).

La domanda è sempre la stessa: perché, dopo sessant'anni dai primi progetti (che videro protagonista anche l’Enel) , questa volta la diga del Vanoi ha ottenuto un iter velocissimo ed è arrivata a essere inserita nei progetti nazionali del Pnrr?

I peggiori timori sembrano concretizzarsi, dato che a maggio il governo ha nominato il commissario straordinario per la siccità, il veronese Nicola Dall'Acqua . Che fra gli altri compiti, ha dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini il via libera per costruire al più presto invasi e «serbatoi» di acqua per l’uso irriguo in pianura padana.

E qui la lettura dei retroscena la fa direttamente il vicepresidente della giunta provinciale, Tonina: «Il Veneto pensava che con la nomina del commissario potesse avere campo libero - dice l’assessore trentino - In conferenza Stato-Regioni io e il presidente altoatesino Arno Kompatscher abbiamo presentato un emendamento per introdurre la necessità del rispetto del nostro statuto di autonomia, per ogni decisione che prenderà il commissario. Il Veneto ci ha votato contro, ma noi in questo modo ci siamo tutelati. Se non trovano la nostra condivisione sull'opera, se la sognano» .

Durante l’incontro poi si è parlato anche della risposta che, in settimana, il Consorzio Bonifica del Brenta ha inviato in risposta alla lettera dei tre sindaci (lettera che non è mai stata resa pubblica, perché «non è il caso», a detta dei primi cittadini ai quali l’avevamo chiesta).

Nella replica alla lunga serie di osservazioni (ad esempio sulle criticità geologiche dell’area, ma anche sulla modalità che non ha tenuto conto delle comunità locali interessate), il Consorzio veneto sembra non essere per nulla spaventato dai «niet» di Trento. Anzi.

«L'opera - afferma il Consorzio - si è classificata ai vertici di una recente graduatoria nazionale sulle opere di valenza strategica e di conseguenza il nostro Consorzio, con apposito decreto di finanziamento, è stato incaricato dal Ministero delle Politiche Agricole di approfondire gli studi già in passato. Siamo ancora in una fase di progettazione, per cui si ritiene sia presto per poter avere un quadro ben definito, e per questo non vi abbiamo ancora contattato».

D’altronde, per il Consorzio non si capisce dove stia la novità: della progettazione dell'opera se ne parla almeno dagli anni '60, ma adesso ci sono dei buoni motivi in più per realizzarla.

«Il cambiamento climatico - prosegue infatti il testo la lettera arrivata dal Brenta - impone di esaminare tutte le soluzioni che garantiscano il miglioramento delle condizioni di sicurezza idraulica del territorio. Una migliore regolazione dei deflussi porta a vari benefici ambientali, pensiamo poi allo sviluppo del settore turistico legato alla fruizione di specchi acquei».

E poi, secondo la lettera del Consorzio Brenta, è ancora tutto da discutere: «Nostro primario obiettivo è che l'opera, molto attesa dalla vallata del Brenta, non crei problemi al territorio locale. La diga potrebbe favorire anche benefici locali che abbiamo la massima volontà di condividere. Saremo ben lieti di collaborare con il territorio, pur non essendo noi i decisori finali. Restiamo quindi molto volentieri a disposizione per incontrarvi».

 













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