Tione, revocata la licenza al cantiere in centro

Piazza Pleù, il Comune blocca la ristrutturazione dell’edificio raso al suolo L’abbattimento è irregolare, ora il rischio è che la ditta non possa più continuare


di Ettore Zini


TIONE. Doccia fredda per la ditta Cobomax di Tione e il geometra Mauro Buffi, progettista e direttore dei lavori di uno stabile in Piazza Pleù a Tione. Il Comune ha revocato la concessione edilizia per i lavori di risanamento conservativo della palazzina nel centro storico. La notizia risale al periodo natalizio. Ma, è trapelata ora. Alla vigilia di Natale è stata notificata la revoca della concessione edilizia in oggetto.

Una delle poche - vista la crisi edilizia in atto - rilasciata dal Comune di Tione nel 2013. Secondo l’amministrazione (il provvedimento reca la firma dell’ing. Luciano Weiss, responsabile dell’Ufficio Tecnico) non ci sono più i presupposti perché le opere di ristrutturazione di quella vecchia palazzina (nove appartamenti) possano continuare. Anzi, revoca e ritiro della Scia (Certificato di Inizio di Attività), congela di fatto il cantiere. Che difficilmente, stando alla normativa, potrà essere riaperto. I costruttori, lo dicono i verbali, hanno contravvenuto a quanto prevede la legge in fatto di ristrutturazioni nei centri storici, su edifici classificati R2, a restauro conservativo. «Accertata la completa demolizione dell’edificio, la realizzazione di nuove murature perimetrali e divisorie in cemento armato al piano seminterrato, in difformità alla concessione edilizia rilasciata, essendo mutata la classificazione dell’intervento, si revoca la concessione edilizia n.8/2013 rilasciata sulla p.ed 677 di Piazza Pleù». La disposizione - drastica, al punto da sospendere “sine die” un cantiere che prometteva la rivitalizzazione di uno degli angoli più caratteristici di Tione - arriva dopo un’interrogazione in consiglio comunale che chiedeva conto di “quell’abbattimento irregolare”. Per cui la legge consentiva solo il restauro. Non il rifacimento ex novo. In effetti, in quello stabile - seppur vecchio e in mal arnese con fondamenta fradice – la ristrutturazione avrebbe dovuto attenersi a norme stringenti. Vale a dire: tenere in piedi le murature fino al primo piano, senza radere al suolo tutto l’edificio. Non avendo seguito la prassi (in proposito c’è chi invoca maglie provinciali più larghe per dare l’effettiva possibilità di ristrutturazione ai centri storici) dopo gli accertamenti, è arrivato prima il fermo dei lavori intimato con ordinanza del sindaco Gottardi il 20 settembre. Poi la richiesta di opere provvisionali, in grado di mettere in sicurezza il cantiere. Infine i lucchetti.

Con l’altolà ai proprietari, ditta costruttrice e direzione lavori. Nella fattispecie: la società Cobomax di Tione, l’impresa Consolini di Villa Rendena e il direttore dei lavori Mauro Buffi. Con trasmissione a Servizio urbanistica e tutela della Provincia e a Procura della Repubblica. A nulla è valsa la difesa d’ufficio del direttore dei lavori, che ha denunciato l’impossibilità a tenere in piedi un edificio fatiscente e pericoloso (“crolli e demolizioni totali, derogati all’art. 70 della LP 25/12, attengono solo a edifici destinati ad attività agricole-pastorali, non all’edificio in oggetto”, specifica l’ufficio tecnico). Né ha giovato l’accusa, molto esplicita da parte del direttore lavori che “l’amministrazione era al corrente della demolizione, e che anzi, un assessore e personale dell’ufficio tecnico erano presenti al tracciato della strada che, secondo accordi verbali, doveva essere allargata di 75 cm. proprio sul sedime dell’edificio”. Ora la questione è in mani legali.













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