Terme, la gestione bocciata dal dibattito

Comano Terme, il gruppo Il Ponte chiede ancora risposte sul futuro dell’ente Trentini: «Investimenti, Centro wellness, alberghi: progetti disattesi»


di Graziano Riccadonna


TERME DI COMANO. Dibattito sulla domanda cruciale: “Terme di Comano, patrimonio delle Giudicarie: fino a quando?” del gruppo consiliare di Comano Terme “Il Ponte” giovedì sera. Il quadro a fosche tinte delineato nel titolo si è se possibile aggravato davanti alla valanga di accuse alla gestione delle Terme di Comano: un panorama apocalittico di “si salvi chi può”, tanto da far venire in mente il capitano Schettino che abbandona la nave Concordia prima che affondi.

“Terme di Comano, quale futuro?” è stata la domanda con cui è iniziato il dibattito, davanti a una sala consiliare di Ponte Arche stipata di cittadini, su un tema caro all'opposizione, quello degli investimenti bloccati e l'accordo di programma 2008, “ampiamente disatteso” con le variazioni sugli investimenti ridotti al lumicino o addirittura scomparsi dal piano-programma, dagli iniziali 37 milioni agli attuali 24 con lo stralcio del Centro wellness, Sibilla Comana e vecchio albergo. Presentata la serata dal consigliere Stefano Pedrini, il relatore Gianmarco Trentini, affiancato dal capogruppo consiliare del Ponte, Fabrizio Vaia, non ha risparmiato le critiche verso la gestione delle Terme di Comano, giungendo a dipingere un futuro di lacrime e sangue per le stesse Terme: «Il declino della nostra comunità, a causa della gestione attuale dell'Azienda Consorziale Terme di Comano, è irreversibile. Le Terme sono azienda pubblica, siamo stufi di vederla maltrattata, anzi malgestita».

Gli argomenti, le vexatae quaestiones, erano 7, contenute nella mozione rinviata allo scorso consiglio comunale: interrogazione del 3 luglio 2012, bilancio provvisorio, nuovo assetto aziendale, dimissioni di due revisori, piano investimenti, beneficenza. Su ciascuno dei punti la relazione Trentini è stata puntuale e accalorata.

«Dopo aver inutilmente offerto al sindaco la nostra collaborazione anche per l’Actc, siamo pervenuti alla conclusione che sull’argomento sia necessario prendere posizione con urgenza e conseguentemente proporre scelte che segnino la discontinuità con una gestione aziendale discutibile posta in essere da “politicanti” che gestiscono il patrimonio della comunità finalizzandolo alle loro ambizioni personali - ha affermato Trentini - È scorretto utilizzare le cariche pubbliche per fornire dati ingannevoli a fini elettorali». Da qui l'esposto alla Procura e alla Corte dei Conti.

Se sulla pars destruens le indicazioni sono chiare, meno definite quelle sulla pars adstruens. Che fare? Anzitutto partecipare alla cosa pubblica, non delegare. Aldilà del voto alle provinciali (ma in proposito nessuna indicazione, essendo “tutti politicanti”), dal dibattito è emersa la preoccupazione, dalla chiusura del Caseificio di Fiavé a quella dei negozi.













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