PROVINCIA

Tagli, dopo gli ospedali tocca alle piccole scuole

Il piano di “dimensionamento” presentato ieri ai dirigenti scolastici: «Per l’insegnamento di qualità serve “massa critica”» Anche alle superiori


di Andrea Selva


TRENTO. Dopo gli ospedali, tocca alle scuole. Il settore è (molto) diverso, ma il concetto è lo stesso: serve una dimensione minima per garantire qualità dell’insegnamento, senza contare che avere tre o quattro compagni di classe (come può avvenire in qualche scuola elementare del Trentino più periferico) non è utile ai bambini per crescere e confrontarsi. Conclusione? La Provincia sta mettendo a punto un “piano di dimensionamento” delle scuole trentine che ieri mattina è stato presentato a tutti i dirigenti scolastici trentini, convocati per una riunione al Dipartimento della conoscenza.

E’ stato il presidente Ugo Rossi, assieme alla dirigente Livia Ferrario, a illustrare gli obiettivi della Provincia che ora dovranno essere presentati a sindaci e comunità di valle, cioè i soggetti che - presumibilmente - non accoglieranno l’orientamento della Provincia di buon grado. Esattamente come è avvenuto per gli ospedali. Ma gli insegnanti (proprio come i medici nell’ambito della sanità) sono i primi a sostenere che non è possibile fare scuola con numeri troppo piccoli, tanto meno la scuola che la giunta provinciale ha già cominciato a disegnare con il piano del trilinguismo.

Entriamo nel dettaglio. Le novità illustrate ieri riguardano in primo luogo le scuole primarie e in particolare quelle che prevedono le “pluriclassi”, cioè un’organizzazione dell’insegnamento d’altri tempi, con classi che comprendono bambini di età diverse. Si tratta di scuole che hanno - in totale - meno di 60 bambini. Su tutto il territorio provinciale ce ne sono una cinquantina, ma solo quelle che hanno numeri molto ridotti verranno proposte per operazioni di “accorpamento” con altre scuole. Una condizione per procedere in questa direzione è che sia agevole il trasporto degli alunni verso altre scuole della stessa zona, con trasferimenti in pulmino di qualche chilometro. Una soluzione che a Peio aveva portato addirittura a una scuola autogestita dalle famiglie.

Sarà la giunta provinciale - nelle prossime settimane - a indicare la direzione in cui muoversi, con un piano che dovrebbe trovare attuazione nel 2016-2017. Alla base della riorganizzazione delle scuole c’è anche la constatazione che non è sempre facile trovare insegnanti (ora anche con competenze linguistiche) disposti a insegnare in realtà estremamente limitate (dal punto di vista numerico) e periferiche (dal punto di vista geografico).

Ma il piano annunciato dal presidente Rossi riguarda anche gli istituti superiori, in particolare le realtà che - penalizzate dal calo demografico e da una programmazione dell’amministrazione pubblica probabilmente non proprio felice - si trovano in difficoltà. Insomma anche i corsi di studio degli istituti superiori dovranno essere organizzati secondo criteri di efficienza. E pare di risentire le polemiche del Comune di Mezzolombardo contro gli insegnanti delle medie che invece di “sponsorizzare” i corsi di studio dell’Istituto Martini spingevano gli studenti a iscriversi a Cles o a Trento. Un atteggiamento contro cui aveva preso posizione l’assessore all’istruzione di Mezzolombardo, Roberto Guadagnini.

E sullo sfondo c’è anche il ruolo dei dirigenti scolastici - altro tema delicato - che già l’anno scorso erano passati attraverso un piano che ne aveva aumentato le competenze, con un maggior numero di scuole sotto la responsabilità dello stesso dirigente.













Scuola & Ricerca

In primo piano