Supercalcolatori per l'economia

Trento all'avanguardia nell'uso delle macchine nello studio dei mercati


Jacopo Tomasi



TRENTO. I supercalcolatori salveranno l'economia? E' ancora presto per dirlo, ma quel che è certo è che dalla collaborazione tra alcuni docenti e ricercatori dell'Università di Trento potrebbe nascere una nuova frontiera per gli studi economici. L'idea c'è, ed è questa: basare le teorie economiche su simulazioni effettuate da supercalcolatori.
Una strada che era stata tracciata all'inizio degli anni cinquanta, con la macchina di Phillips (Moniac), ma che poi è stata abbandonata per puntare su modelli altamente semplificati, tralasciando elaborazioni più complesse. Un sistema che ha fallito, come ha dimostrato in modo piuttosto evidente la recente crisi economica mondiale durante la quale i modelli della teoria economica dominante hanno mostrato la loro inadeguatezza. Per questo un gruppo di ricerca dell'Università di Trento ha pensato di tornare al metodo delle simulazioni utilizzando i calcolatori. La proposta è venuta dal professor Stefano Zambelli, docente di Economia, a Trento da tre anni dopo diverse esperienze internazionali, e da qualche mese direttore del Dipartimento di Economia. Venuto a conoscenza del nuovo laboratorio di Povo attivato dall'Università e dalla Fondazione Bruno Kessler, che utilizza il supercalcolatore Aurora, ha immediatamente chiesto un incontro ai direttori Maurizio Dapor e Francesco Pederiva, che hanno mostrato interesse nell'avviare una collaborazione. «L'utilizzo di questo supercalcolatore, che può calcolare in contemporanea moltissime cose», spiega il professor Zambelli «può essere davvero molto utile anche nel settore economico. Credo che gli economisti debbano riprendere la strada delle simulazioni: la crisi è stata originata proprio dal fatto che gli economisti, basandosi sucalcoli semplificati, hanno dato vita a teorie sbagliate e a decisioni di politica economica inappropriate. I computer possono essere utilizzati per sviluppare modelli economici alternativi a quelli esistenti». Insomma, una nuova frontiera che guarda, comunque, al passato. Al calcolatore Moniac di Phillips realizzato negli anni Sessanta, al quale il Dipartimento di Economia ha dedicato di recente un convegno con studiosi di università prestigiose.
Non è un caso che a lanciare questa idea sia stato proprio il professor Stefano Zambelli, 52 anni, arrivato a Trento tre anni fa dall'Università di Aalborg, in Danimarca. Si può parlare di"rientro di cervelli", come spiega lui stesso. «Trento ha avuto un'apertura significativa rispetto a queste tematiche, creando le basi per avere un'attività di ricerca d'eccellenza nell'ambito della computable economics».
Questa è una disciplina che è stata fondata dal professore di chiara fama Vela Veluppilliai e dal professor Zambelli, tra il 1990 ed il 1994, durante la loro esperienza alla Universityof California di Los Angeles, presso il Center for Computable Economics. Ora questa "coppia" si è ricongiunta all'Università di Trento, dove ha dato vita all'Assru (Algorithmic Social Sciences Research Unit - www.assru.economia.unitn.it) e sta cercando di aprire questa nuova frontiere basata sul calcolo e sulle simulazioni in economia. «La computable economics sostiene che bisogna utilizzare i risultati della logica della calcolabilità per studiare le potenzialità ed i limiti della teoria economica», continua Zambelli. «Ragioni teoriche, infatti, fanno sostenere che l'economia ha dei fondamenti algoritmici: ogni decisione ha alla base un calcolo, quindi un algoritmo».
Semplificando, questo ragionamento può essere la base per un nuovo approccio economico. In questo senso, se la collaborazione col laboratorio Lisc di Povo dovesse andare a buon fine, Trento potrebbe essere la "culla" di questa nuova esperienza.

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