Sulla cestovia del Fedaia l'ombra della chiusura

Il sindaco: «Sarebbe un duro colpo per il turismo della Val Pettorina»


Lorenzo Soratroi


ROCCA PIETORE. Già penalizzati da una strada chiusa molti mesi all'anno a causa del pericolo delle valanghe, agli operatori turistici del Passo Fedaia si sta prefigurando all'orizzonte un altro inquietante spettro che potrebbe condurre sulla via del declino turistico l'intera zona: la chiusura definitiva della cestovia che dalla sommità del valico sale a Pian dei Fiacconi.
Le voci di chiusura dello storico impianto, che si trova già in territorio trentino ma ha, evidentemente, un grande richiamo turistico per entrambi i lati del passo, quindi anche quello bellunese della Val Pettorina, hanno cominciato a rincorrersi sempre più insistentemente dopo l'annuncio da parte dell'amministratore delegato Filippo Graffer, della messa in liquidazione della ditta Graffer Seggiovie di Gardolo, storico marchio trentino nel settore della costruzione di impianti a fune.
Filippo Graffer è anche amministratore unico della società Funivie Fedaia Marmolada s.r.l, proprietaria dello storico impianto sul Fedaia, che di fatto quindi è destinato a seguire i destini del suo costruttore - gestore.
La cestovia sta per raggiungere la fine della vita tecnica, che scadrà nel 2014, grazie anche ad alcuni "prolungamenti" concessi dal Servizio Impianti a Fune della Provincia di Trento.
L'ultima proroga del 2009 scadrà nel 2011, a patto che il concessionario, ovvero la società Funivie Fedaia Marmolada, intervenga con lavori di manutenzione straordinaria per garantire la prosecuzione in sicurezza del servizio secondo quanto previsto dalle rigide norme del settore. Lavori che, vista la difficile situazione finanziaria ed il forse incontrovertibile destino di Graffer Seggiovie, sembra difficile potranno essere fatti. L'impianto ha chiuso nei giorni scorsi e potrebbe non riaprire più già dall'inverno prossimo.
Anche se è soprattutto in estate che la cestovia diventa un'attrazione turistica. Grazie all'impianto infatti, in circa venti minuti si sale comodamente dalle rive della diga fino ai 2626 metri di Pian dei Fiacconi. In quel punto, fino a quando i cambiamenti climatici non hanno cominciato a far sentire i loro effetti, iniziava il ghiacciaio, (ora la calotta ghiacciata si ferma decine di metri più a monte).
Ancora adesso comunque, l'arrivo della cestovia ed il vicino rifugio, sono punti ideali di partenza per escursioni sul ghiacciaio fino a Punta Rocca e Punta Penia. Gli operatori turistici del Passo Fedaia, una decina in tutto, sono evidentemente preoccupati per questa situazione e le conseguenze che potrebbe portare in futuro sull'immagine turistica della zona.
«Dopo la mancata realizzazione, negli anni settanta, del collegamento sciistico con Portavescovo e di quello trentino - bellunese del ghiacciaio tra Pian dei Fiacconi e Serauta, che avrebbe creato così il logico e naturale giro sciistico della Marmolada, ci mancava solo questo per dare il colpo di grazia al Fedaia», è il commento del sindaco di Rocca Pietore Andrea De Bernardin, che è anche gestore del Museo della Grande Guerra, che si trova proprio di fronte alla partenza della cestovia.
«La chiusura di quell'impianto potrebbe significare la fine economica per le strutture ai piedi della Marmolada. Il solo museo non basta a compensare il richiamo turistico».
De Bernardin spiega di non essere stato ancora coinvolto dai colleghi trentini che gestiscono strutture turistiche sul passo, anche se si sa che questi si sono riuniti più volte ed hanno portato il problema anche all'attenzione della Provincia di Trento. Anche il sindaco di Canazei, che più volte ha incontrato il collega bellunese e la sua giunta proprio al museo, non ha mai accennato al problema. Che però c'è.

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